Milano, 9 ottobre 2025 – “Che aria tira?”. Con questa battuta, intercettata l’8 febbraio 2017, uno degli ex avvocati di Andrea Sempio si rivolgeva al maresciallo dei carabinieri Giuseppe Spoto, figura oggi al centro dell’inchiesta bresciana che coinvolge anche l’ex pm di Pavia Mario Venditti. Dai documenti depositati al Tribunale del Riesame di Brescia emerge che proprio in quella data Spoto notificò a Sempio l’invito a comparire, due giorni prima del suo interrogatorio nell’ambito della prima indagine per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco.
Durante la giornata, Sempio contattò telefonicamente il proprio legale e lo fece parlare con Spoto, presente sul posto. Nel corso della conversazione, l’avvocato domandò: “Mi dice qualcosa o non mi dice niente lei?”. Il maresciallo rispose: “Cosa vuol sapere? Io quello che posso dirle…”. Seguì uno scambio dai toni ironici: “Che aria tira?”, chiese l’avvocato, ricevendo come risposta: “Non lo so, io sono un semplice ambasciatore… ambasciator non porta pena”. Alla domanda se l’aria fosse “buona”, Spoto replicò: «Se vogliono parlargli… veda lei, insomma, tiri le sue conclusioni».
Le anomalie rilevate dagli investigatori
Nell’annotazione congiunta della Guardia di finanza di Pavia e Brescia e dei carabinieri di Milano, gli inquirenti sottolineano un dettaglio ritenuto significativo: l’atto di notifica a Sempio fu redatto oltre un’ora dopo la fine della conversazione intercettata. Gli investigatori definiscono questo elemento “anomalo” e ritengono “interessante comprendere” a cosa si riferisse il maresciallo Spoto quando, in un’altra telefonata, parlava di “alcune domande”.
Sempio conosceva il contenuto degli atti d’indagine?
Le autorità giudiziarie mettono inoltre in relazione questo episodio con altre intercettazioni, in cui Andrea Sempio e suo padre sembravano già a conoscenza del contenuto degli atti d’indagine e delle domande che sarebbero state rivolte durante gli interrogatori. Nelle conversazioni riportate negli atti, i due si mostravano sicuri della natura delle richieste che sarebbero arrivate dagli investigatori, lasciando intendere che avessero avuto accesso anticipato a informazioni riservate.
Questo episodio, oggi riesaminato alla luce delle nuove indagini sul delitto di Garlasco, contribuisce a delineare un quadro di possibili interferenze e contatti informali tra l’indagato e alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine, riaccendendo i riflettori su una vicenda giudiziaria che continua a suscitare interrogativi.
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