Pavia, 31 dicembre 2025 – A diciotto anni dal delitto di Garlasco, tornano al centro dell’attenzione investigativa i monili indossati da Chiara Poggi il 13 agosto 2007, giorno in cui la giovane fu brutalmente uccisa nella villetta di famiglia a Garlasco. La famiglia della vittima, tramite i consulenti legali, ha richiesto nuove e approfondite analisi sui gioielli conservati con cura, nonostante la catena di custodia non sia stata rispettata.
Nuove indagini sui gioielli di Chiara Poggi
I reperti comprendono una catenina, quattro braccialetti, un orologio al polso sinistro, un paio di orecchini di perle e una cavigliera. Il consulente della famiglia, Dario Redaelli, ha confermato che, sebbene la catena di custodia non sia stata mantenuta, i monili potrebbero ancora fornire informazioni utili. Il genetista Matteo Fabbri ha sottolineato come, secondo la relazione del RIS di Parma, ci sarebbero ancora eluiti di DNA non utilizzati sui gioielli, che potrebbero essere analizzati con le tecnologie moderne per ottenere nuovi risultati.
Inoltre, riguardo alla cosiddetta impronta 33, un reperto trovato sulla parete vicino alla cantina dove fu rinvenuto il corpo di Chiara, Fabbri ha evidenziato che “un volume diluito di materiale biologico è ancora disponibile e, grazie a tecniche avanzate di purificazione, potrebbe fornire riscontri investigativi in futuro”.
Conferme sul DNA e nuove piste investigative
Parallelamente, recenti sviluppi investigativi hanno portato alla luce la presenza del DNA di un nuovo indagato, Andrea Sempio, sulle unghie di Chiara Poggi. Una perizia “super partes” ha confermato la piena concordanza del DNA Y di Sempio con quello rilevato, elemento che rafforza la posizione della Procura di Pavia e che potrebbe portare a un processo nei suoi confronti entro la primavera 2026. Questo dato scientifico rappresenta un punto fermo nella vicenda, poiché nessuna traccia del DNA di Alberto Stasi, condannato nel 2015 per l’omicidio, è stata rinvenuta in quella specifica zona biologica.
Gli investigatori si interrogano su come il DNA di Sempio sia finito sulle mani della vittima, ipotizzando un contatto diretto poco prima del delitto. La Procura ha escluso la contaminazione, evidenziando che l’assenza del DNA dei familiari di Chiara indica che la ragazza si era lavata le mani poco prima dell’aggressione, escludendo quindi una contaminazione accidentale.






