Milano, 20 giugno 2025 – Nel corso delle analisi svolte ieri nell’ambito del maxi incidente probatorio relativo al delitto di Garlasco, è stata rilevata una traccia sull’etichetta del brick di tè freddo, uno dei reperti recuperati nella spazzatura. Il dubbio che il segno in questione possa essere un’impronta digitale ha portato a condurre un’ispezione a occhio nudo, seguita da un’osservazione con un’apposita torcia. Da nessuno dei due esami sono emersi contatti papillari sui rifiuti. È stata quindi evidenziata la necessità di ulteriori accertamenti specifici, ai quali però la difesa di Andrea Sempio ha ribadito la propria ferma opposizione.
Le ragioni della difesa di Sempio
Già nell’udienza di maggio davanti al gip di Pavia Daniela Garlaschelli, i legali di Sempio avevano chiarito che l’incidente probatorio disposto riguarda esclusivamente analisi genetiche, escludendo quelle dattiloscopiche. A ribadire questa posizione è stata ieri l’avvocata Angela Taccia, che ha evidenziato come nel verbale si volesse inserire la necessità di usare polveri specifiche per “esaltare” e individuare eventuali impronte digitali sugli oggetti, dopo che le ispezioni visive non avevano dato esito positivo. La difesa di Sempio insiste quindi sulla necessità che, qualora la Procura volesse procedere con accertamenti dattiloscopici, debba chiedere un nuovo incidente probatorio dedicato, con relativi confronti e valutazioni.
I reperti non analizzati
Le analisi di ieri si sono concentrate sulle impronte contenute nei fogli di acetato e sui reperti della spazzatura, senza però includere alcuni oggetti presenti nell’elenco, come un frammento del tappetino del bagno e un cucchiaino. Questi ultimi non sono stati oggetto di campionature in questa fase.
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