Pavia, 7 luglio 2025 – Prosegue il dibattito giudiziario intorno all’impronta n. 33 rinvenuta sulla scena del delitto di Garlasco, avvenuto nel 2007. La controversia riguarda la natura della traccia e la sua attribuzione, con la difesa di Andrea Sempio che rilancia una nuova interpretazione: non si tratterebbe di sangue, bensì di sudore. Questa tesi, sostenuta dai consulenti difensivi Luciano Garofano e Luigi Bisogno, apre ulteriori interrogativi sul ruolo di Sempio, attualmente indagato, e sulla validità delle prove scientifiche raccolte.
L’impronta 33: sudore o sangue? La nuova versione della difesa
Nell’integrazione alla consulenza tecnica depositata il 7 luglio, Garofano e Bisogno ribadiscono che la macchia palmare rinvenuta sul muro della scala verso la cantina, luogo in cui fu trovato il cadavere di Chiara Poggi, non contiene tracce ematiche. Secondo i due esperti, si tratterebbe di una semplice “manifestazione fisiologica di contatto per accumulo di sudore”, e non di sangue, come invece affermato dagli inquirenti.
La difesa sottolinea come già il Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) avesse escluso la presenza di sangue sull’impronta, circostanza che era stata confermata dall’impossibilità di recuperare l’intonaco originale per ulteriori analisi. Garofano e Bisogno contestano inoltre la metodologia usata per attribuire la traccia a Sempio, evidenziando che la sovrapposizione tra l’impronta 33 e quella di Sempio non rispetta nemmeno i margini di tolleranza accettabili. Essi sostengono che la traccia sia stata lasciata in tre fasi distinte, secondo una dinamica involontaria e composita, e contestano l’eventuale uso di software automatizzati per l’identificazione dei punti caratteristici, ritenuti poco affidabili in questo contesto.
Dubbi sull’appartenenza e contestazioni tecniche
La difesa mette in dubbio anche l’attribuzione a Sempio di cinque minuzie identificate, considerandole piuttosto come “interferenze” dovute alla superficie muraria. In linea con questa posizione, anche una consulenza tecnica presentata dai legali della famiglia Poggi aveva già confutato la possibile corrispondenza dell’impronta 33 con Sempio.
Parallelamente, il team difensivo di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per il delitto, ha annunciato l’intenzione di depositare nuove osservazioni tecniche per richiedere ai magistrati ulteriori accertamenti. Secondo questa difesa, l’impronta sarebbe “densa e carica di materiale biologico”, presumibilmente sangue, e dunque elemento probatorio cruciale.






