La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano che ha ammesso Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi, al regime di semilibertà. La sentenza, depositata oggi, respinge il ricorso della Procura Generale di Milano che contestava la concessione del permesso premio, in particolare per un’intervista rilasciata da Stasi al programma televisivo “Le Iene” senza autorizzazione preventiva.
Alberto Stasi: la posizione della Procura e la decisione della Cassazione
La Procura Generale di Milano aveva lamentato l’omessa o inadeguata valutazione da parte della Sorveglianza riguardo all’infrazione compiuta da Stasi durante la fruizione del permesso premio nel marzo 2025. In quell’occasione, infatti, Stasi rilasciò un’intervista televisiva senza autorizzazione, ottenendo così una “tribuna pubblica” che, secondo l’accusa, non gli sarebbe spettata, soprattutto in un momento in cui erano in corso nuove delicate indagini preliminari sull’omicidio, riguardanti Andrea Sempio.
La Procura sosteneva inoltre che non fossero state adeguatamente considerate le criticità della personalità di Stasi, già emerse al momento della prima concessione del permesso, e che tali problematiche apparivano addirittura acuite dopo ulteriori osservazioni penitenziarie. Per questo motivo, secondo l’accusa, sarebbe stata necessaria una rivalutazione più rigorosa prima di concedere ulteriori benefici.
Tuttavia, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso ritenendo che il Tribunale di Sorveglianza abbia motivato la propria decisione con argomentazioni “non lacunose ed esenti da profili di incoerenza o contraddittorietà”. Il Tribunale ha valutato che, alla luce del contesto complessivo e delle risorse a disposizione del detenuto, le criticità residue non fossero tali da precludere l’ammissione alla misura alternativa, che ha comunque un carattere “marcatamente contenitivo”.
La valutazione sul percorso di risocializzazione di Stasi
Nelle motivazioni della sentenza, la Cassazione sottolinea che il Tribunale di Sorveglianza ha effettuato una “scrupolosa analisi delle risultanze del trattamento” di Stasi, apprezzando “l’evoluzione favorevole della personalità” indicativa di una “progressiva risocializzazione” del condannato. Tale percorso è stato pienamente convalidato dagli operatori penitenziari.
Il Tribunale ha esaminato anche il contenuto e i toni dell’intervista rilasciata da Stasi, ricostruiti tramite la Direzione penitenziaria, e ha concluso che essa non abbia violato le prescrizioni legate al permesso premio né compromesso il percorso trattamentale in corso. La decisione viene così dichiarata immune da vizi di ragionamento e supera il vaglio di legittimità.
La Corte evidenzia inoltre che permangono alcune criticità nella personalità di Stasi, non direttamente legate all’intervista, ma connesse a una “tendenza ad autoproteggersi e ad accreditare un’immagine positiva all’esterno”. Questo aspetto, inserito in un “recupero graduale di autostima”, richiederà ulteriori e concrete verifiche per mantenere il valore trattamentale.






