È tornata a far discutere una conversazione intercettata nel febbraio 2008, che coinvolge le zie di Chiara Poggi e la famiglia Cappa, in relazione al delitto di Garlasco. La telefonata, resa nota da Il Tempo, riporta uno scambio in cui si ipotizza un orario preciso della morte di Chiara, con implicazioni dirette sugli alibi dei familiari vicini alla vittima
La telefonata tra le zie e le implicazioni sull’orario del delitto
Nel dialogo tra Carla, zia di Chiara, e Maria Rosa, madre delle gemelle Stefania e Paola Cappa, emerge un passaggio chiave: «Se Chiara è morta tra le 9:30 e le 10 ci siete dentro voi», dice Carla riferendosi alla famiglia delle gemelle, sottolineando come lo spostamento dell’ora della morte possa influire sulle responsabilità. Maria Rosa replica spiegando di essere stata sottoposta a intensi interrogatori dalla pm Rosa Muscio, titolare dell’inchiesta, focalizzati non solo su di lei ma anche sulle figlie, in particolare per quanto riguarda gli alibi e dettagli come il tutore indossato.
Questa conversazione riflette il clima di tensione e sospetto che avvolse l’inchiesta, soprattutto in considerazione del fatto che la morte di Chiara Poggi, avvenuta il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia in via Giovanni Pascoli a Garlasco, è stata collocata in un arco temporale tra le 9:12 e le 13:00 circa.
Nuove tecnologie e analisi scientifiche nel corso delle indagini
A distanza di quasi vent’anni, le indagini sul delitto hanno visto un significativo impulso grazie all’uso di tecnologie avanzate come laser, scanner 3D e droni per la ricostruzione della scena del crimine. Questi strumenti hanno permesso di mappare con estrema precisione ogni traccia ematica e ogni impronta, aggiornando le analisi precedenti e cercando di chiarire dinamiche ancora oscure.
La Bloodstain pattern analysis (BPA) ha confermato che l’aggressione ebbe inizio nel soggiorno, con la vittima colpita ripetutamente con un oggetto contundente, probabilmente privo di manico, e successivamente trascinata sulle scale che conducono alla cantina, dove venne ritrovata senza vita.
Tra le anomalie registrate nelle analisi, rimangono irrisolte alcune tracce di sangue di difficile contestualizzazione e la presenza di un’impronta palmare, denominata “papillare 33”, che recenti consulenze attribuiscono a un nuovo indagato, Andrea Sempio, la cui posizione è attualmente al vaglio degli inquirenti.
Controversie sugli alibi e sulle prove
Il fidanzato di Chiara, Alberto Stasi, unico imputato riconosciuto colpevole nella sentenza definitiva del 2015, ha sempre sostenuto di essere impegnato alla scrittura della tesi di laurea al momento del delitto. La perizia informatica ha confermato l’uso continuato del computer dalle 9:35 alle 12:20. Tuttavia, la precisione dell’ora della morte è stata oggetto di contestazioni, anche per la mancanza di parametri fondamentali come la pesatura del corpo al momento dell’autopsia.
Le scarpe sequestrate a Stasi, ritenute pulite nonostante la presenza di sangue nella villetta, e il mistero delle biciclette, con tracce biologiche di Chiara trovate sui pedali, hanno mantenuto vivo il dibattito processuale e mediatico. Ancora oggi, nuove analisi sul materiale genetico e nuove ipotesi investigative vengono esaminate dagli inquirenti.
Infine, nelle ultime settimane è tornato alla ribalta anche Andrea Sempio, indagato per possibili collegamenti con il delitto, che ha negato ogni coinvolgimento in relazione a reperti alimentari trovati tra i rifiuti della famiglia Poggi, come barattoli di Fruttolo e cartoni di pizza, confermando di volersi sottoporre a ogni verifica richiesta.
Queste novità confermano come il delitto di Garlasco resti un caso aperto, caratterizzato da un complesso intreccio di testimonianze, prove scientifiche e controversie giudiziarie.






