ROMA, 26 MAG – Il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, esprime dubbi sull’utilità di una impronta ritrovata nel caso del delitto Poggi. A suo avviso, la qualità dell’immagine è scarsa e l’uso di photoshop non può aver cambiato significativamente la situazione
Il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, ha recentemente espresso forti dubbi sull’utilità della impronta rinvenuta sulla scena del delitto di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco. In un’intervista al Corriere della Sera, Garofano ha messo in evidenza come, durante le indagini iniziali, i suoi collaboratori avessero considerato l’impronta non significativa, a causa della scarsità di dettagli identificativi. Oggi, con il riemergere di questo elemento, l’ex generale si mostra perplesso e critica la qualità dell’immagine ottenuta, definendola “di scarsa qualità e molto poco definita”.
La questione dell’affidabilità delle prove
Secondo Garofano, l’impronta è stata migliorata attraverso l’uso di Photoshop, ma la sua attendibilità rimane dubbia. “Non possono aver fatto miracoli”, afferma, sottolineando l’importanza di approcci cauti nell’analisi delle prove forensi. Ha inoltre ribadito che precedenti esami non avevano rivelato tracce di sangue, suggerendo che l’impronta potrebbe appartenere a chiunque avesse frequentato la casa della vittima.
Il caso Poggi e il coinvolgimento di Alberto Stasi
Il caso Poggi si è concentrato su Alberto Stasi, inizialmente assolto e poi condannato per omicidio. Garofano, attualmente consulente per Andrea Sempio, un nuovo indagato, sostiene la colpevolezza di Stasi, dichiarando che “l’assassino è uno solo”. Le indagini recenti su Sempio, che si è trovato al centro di speculazioni riguardo a un possibile coinvolgimento nel delitto, non hanno ancora fornito prove concrete.






