La Procura di Brescia ha annunciato l’imminente deposito dei ricorsi in Cassazione in merito agli annullamenti dei decreti di sequestro dei dispositivi informatici, coinvolgendo tra gli altri l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti. Le contestazioni riguardano due indagini strettamente intrecciate: quella sulle corruzioni in atti giudiziari legate al caso Garlasco e l’altra sul cosiddetto “sistema Pavia”, che vede indagati anche altri magistrati e ufficiali dei carabinieri.
Sistema Pavia: ricorso in Cassazione dei pm di Brescia dopo le decisioni del Riesame
Nei giorni scorsi il Tribunale del Riesame aveva annullato i sequestri eseguiti sui dispositivi di Venditti e altri soggetti coinvolti, motivando le decisioni con la mancanza di parole chiave precise per le ricerche nei dispositivi e per la perimetrazione temporale troppo ampia delle indagini. Nel caso del “sistema Pavia”, oltre a queste ragioni procedurali, il Riesame ha evidenziato una assenza di indizi sufficienti a carico di Venditti e del pm Pietro Paolo Mazza, contestati per corruzione e peculato. Le indagini riguardano presunte tangenti e favori illeciti che avrebbero coinvolto magistrati, carabinieri e imprenditori in una rete definita “sistema Pavia”.
I pm bresciani, tuttavia, ritengono fondate le accuse e intendono quindi impugnare le decisioni davanti alla Suprema Corte per ottenere il ripristino dei sequestri e la prosecuzione delle investigazioni.
La vicenda e i dispositivi sequestrati
I dispositivi di Venditti, tra cui computer, telefoni e chiavette USB, erano stati sequestrati durante le perquisizioni del 26 settembre scorso nell’ambito di un’inchiesta che coinvolge anche Giuseppe Sempio, padre di Andrea Sempio, indagato nel caso Garlasco. Oggi, in attesa dell’esito dei ricorsi, si prospetta la possibile restituzione del materiale all’ex magistrato, che finora ha ottenuto successi davanti al Riesame nel contestare la legittimità dei sequestri.
L’inchiesta su Garlasco e quella sul “sistema Pavia” hanno già portato alla luce una rete complessa di relazioni tra magistrati, forze dell’ordine e imprenditori, con episodi di corruzione, pedinamenti e sospetti di inquinamento delle indagini. La Procura di Brescia continua a lavorare per chiarire i contorni di queste vicende che hanno scosso profondamente il territorio pavese e lombardo.






