Milano, 4 luglio 2025 – Nuovi sviluppi nel caso dell’impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007. L’ex comandante del Ris di Parma, Luciano Garofano, esperto consulente della difesa di Sempio, ha sollevato dubbi sulla validità della perizia della Procura, parlando di un probabile errore nella classificazione dell’impronta.
Impronta 33, Garofano: “Errore di software e minuzie non riscontrabili”
Secondo Garofano, le 15 minuzie che avrebbero dovuto identificare in modo univoco l’impronta palmare 33 come appartenente a Sempio “non sono obiettivamente riscontrabili” e “molto probabilmente non appartengono a lui”. L’ex generale del Ris ha spiegato che nella consulenza della Procura non sono stati rispettati i protocolli scientifici per l’analisi delle impronte papillari. “La regola vuole che le minuzie siano preliminarmente individuate con obiettività e poi fotografate”, ma nel caso in esame “non sono documentate”, ha sottolineato.
Garofano ha inoltre ipotizzato che “alcune delle minuzie individuate provengano dalla texture della parete e non dall’impronta stessa”, suggerendo che un errore di orientamento, probabilmente dovuto all’uso improprio di un software automatico, abbia influito negativamente sull’analisi. “Quei 15 punti caratteristici non ci sono”, ha ribadito Garofano, anticipando che la difesa depositerà un’integrazione entro lunedì.
Il contesto dell’indagine e le reazioni della difesa
L’impronta 33 è stata trovata sulle scale che conducono al seminterrato della villetta di Garlasco, teatro dell’omicidio di Chiara Poggi. La consulenza tecnica della Procura aveva attribuito quell’impronta ad Andrea Sempio, nuovo indagato dopo anni di indagini sul delitto.
L’avvocata Angela Taccia, legale di Sempio, ha confermato le osservazioni di Garofano, affermando che la relazione redatta dalla difesa “ritiene non utile quell’impronta per la presenza solo di cinque minuzie reali: le altre sono inesistenti o errate perché confuse con la trama rigata del muro”. Secondo la difesa, queste incongruenze sarebbero evidenti anche a un esperto che osservi le foto dell’impronta.
Il caso, che ha riacceso il dibattito sulle indagini originarie, vede ora un serrato confronto tra periti sulla validità delle prove scientifiche alla base dell’accusa, con la difesa pronta a contestare l’attendibilità della consulenza dattiloscopica della Procura.






