Vittorio Feltri, noto giornalista italiano, torna a esprimere il suo sostegno ad Alberto Stasi, condannato a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Nel corso di un’intervista a Radio Libertà, Feltri ha descritto la situazione giudiziaria come un “pasticcio” e ha denunciato il sistema che ha portato alla condanna di Stasi, sostenendo che le prove erano insufficienti e basate su dubbi.
La condanna di Stasi e le sue implicazioni
Stasi è stato condannato nel 2014 (sentenza poi confermata nel 2015 dalla Corte di cassazione) per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007. La vicenda ha suscitato un’intensa attenzione mediatica e dibattiti sull’affidabilità del sistema giudiziario italiano. Feltri, che afferma di aver conosciuto bene Stasi, critica duramente il modo in cui sono state condotte le indagini e il processo. Secondo il giornalista, la condanna di Stasi è stata il risultato di un errore giudiziario, in cui le prove presentate non avrebbero dovuto portare a un verdetto di colpevolezza.
La necessità di una riforma della giustizia
Feltri ha sottolineato l’importanza di una riforma della giustizia in Italia, affermando che il caso di Garlasco rappresenta un esempio lampante delle carenze del sistema. “Il problema non è solo l’assassino di Chiara Poggi, ma anche chi non ha saputo trovare il vero colpevole”, ha dichiarato Feltri, evidenziando la responsabilità di chi ha gestito le indagini.
Critiche alla gestione delle prove
La condanna di Stasi è stata basata su indizi e testimonianze che, secondo alcuni esperti legali, non avrebbero potuto reggere a un esame critico. La controversia è alimentata da interrogativi sulla modalità con cui sono state raccolte le prove e dall’assenza di una figura chiave che avrebbe potuto scagionarlo. In particolare, le critiche si concentrano sulla gestione dei media, che, secondo Feltri, hanno contribuito a creare un clima di condanna anticipata nei confronti di Stasi, influenzando l’opinione pubblica e, in parte, il processo stesso.