Milano, 26 settembre 2025 – Tra il 2017 e il 2018 lo storico magistrato milanese Alberto Nobili, allora ancora in servizio e noto per il suo passato da procuratore aggiunto antimafia e antiterrorismo, aveva dato avvio a una nuova analisi degli atti legati all’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. L’attività, condotta insieme al Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, aveva portato alla luce elementi che in precedenza non erano mai stati sottoposti all’attenzione della magistratura. Tra questi figurava l’impronta papillare numero 33, destinata a diventare uno dei punti centrali anche dell’attuale inchiesta aperta a Pavia.
L’informativa dei carabinieri e l’allarme di Nobili
Nel 2020 un’annotazione redatta dai carabinieri di Milano, all’interno di un fascicolo aperto da Nobili, fu trasmessa alla Procura di Pavia. La segnalazione nasceva in origine da una denuncia dell’avvocata Giada Bocellari, legale di Alberto Stasi, che lamentava di essere stata pedinata durante indagini difensive. Proprio in quel contesto gli investigatori, riesaminando il materiale disponibile sull’omicidio, avevano evidenziato la presenza di “alcuni elementi non sottoposti mai all’attenzione dell’autorità giudiziaria” e che potevano aprire “una riflessione sul costrutto probatorio”. Lo stesso Nobili aveva scritto negli atti che le risultanze emerse avrebbero potuto impedire la definitiva chiusura della vicenda giudiziaria.
L’arrivo del fascicolo a Pavia e la rapida archiviazione
Il documento dei carabinieri, datato 7 luglio 2020, venne trasmesso due giorni dopo, il 9 luglio, all’allora procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, anch’egli con un passato nella magistratura milanese. Secondo quanto ricostruito, nel giro di appena 21 giorni Venditti decise di chiedere l’archiviazione del fascicolo aperto sulla base di quegli atti investigativi. La richiesta fu depositata il 29 luglio e già il giorno successivo, il 30 luglio 2020, il gip pavese Pasquale Villani la accolse, mettendo così fine al procedimento. In quel fascicolo Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi e già in passato finito sotto i riflettori degli inquirenti, non era formalmente indagato.
Le precedenti archiviazioni e il richiamo alla condanna di Stasi
La decisione di Venditti non rappresentava la prima archiviazione collegata a Sempio. Già nel 2017, infatti, un gip aveva accolto una precedente istanza dello stesso procuratore aggiunto di Pavia, chiudendo un’inchiesta che aveva preso in considerazione l’ipotesi di un suo coinvolgimento nell’omicidio. Nel decreto del 2020 il giudice Villani scrisse che “non sono emersi elementi utili per l’identificazione” di altri possibili responsabili, richiamandosi alla “condanna definitiva” di Alberto Stasi del 2015.
Un nuovo capitolo nelle indagini sul delitto di Garlasco
Quella rapida archiviazione è tornata oggi al centro dell’attenzione perché Venditti risulta indagato dalla Procura di Brescia per corruzione in atti giudiziari nell’ambito della nuova inchiesta legata al caso di Garlasco. Le verifiche avviate dai magistrati lombardi hanno riaperto il dibattito sulla gestione delle indagini passate, sulle omissioni contestate e sulla regolarità dei procedimenti che, a distanza di quasi vent’anni dal delitto, continuano a sollevare dubbi e nuove domande.
Per approfondire: Garlasco, perquisita casa Sempio. Indagato l’ex procuratore Venditti






