Milano, 9 luglio 2025 – Proseguono le indagini sulla morte di Chiara Poggi, la giovane trovata senza vita il 13 agosto 2007 nella villetta di Garlasco, in provincia di Pavia. Mentre il giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli non ha ancora deciso sull’eventuale estensione dell’incidente probatorio alle analisi di esaltazione delle impronte trovate sulle confezioni sequestrate nella casa, emergono nuovi risultati dall’ultimo ciclo di perizie.
Nuove analisi sul sangue e le tracce genetiche
Gli esami condotti dai consulenti della Procura di Pavia, Denise Albani e Domenico Marchigiani, confermano che il sangue rilevato su un frammento del tappetino del bagno e su alcune zone delle scale è riconducibile esclusivamente a Chiara Poggi. Le analisi, effettuate sui tamponi autoptici e sui reperti più recenti, non hanno invece permesso di ottenere alcun risultato dal capello rinvenuto nella spazzatura. Non sono state trovate tracce di sangue maschile né prove riconducibili a Alberto Stasi, condannato a 16 anni per l’omicidio, né al nuovo indagato Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Inoltre, non sono state eseguite ulteriori analisi su un cucchiaino già analizzato in precedenza, sul quale era stato identificato il DNA di Chiara.
La complessità dei reperti e i prossimi accertamenti
Il caso si arricchisce di ulteriori elementi investigativi grazie alla nuova perizia sul materiale biologico raccolto nel 2007, conservato in due scatoloni sigillati tra la questura di Milano e l’istituto di medicina legale di Pavia. Tra i reperti ci sono il tappetino insanguinato, confezioni di tè, yogurt, biscotti, cereali e una sessantina di impronte digitali raccolte su supporti para-adesivi e fogli d’acetato. L’assenza dell’intonaco grattato dal muro – fondamentale per approfondire l’analisi dell’impronta palmare attribuita a Sempio – limita però le possibilità di verifica.
I periti sono chiamati ora a svolgere nuovi accertamenti genetici sulle tracce estratte dai margini ungueali di Chiara. Questi campioni, considerati anni fa troppo degradati per l’identificazione, potrebbero fornire elementi decisivi per chiarire la presenza di eventuali DNA estranei e contribuire così a una ricostruzione più precisa della dinamica del delitto.
Le nuove tecnologie di rilievo tridimensionale della scena del crimine, tra laser, scanner e droni, hanno inoltre permesso di ricostruire in 3D la villetta di via Pascoli, localizzando con precisione ogni macchia di sangue e impronta digitale. Questo lavoro mira a integrare i dati scientifici raccolti per definire meglio le fasi dell’aggressione.
Le indagini, dunque, restano aperte e si focalizzano sul confronto dei profili genetici di tutti i soggetti coinvolti, compresi amici e familiari della vittima e degli indagati, nell’attesa di nuovi sviluppi dall’incidente probatorio in corso.






