Garlasco, 15 luglio 2025 – Proseguono le indagini sul delitto di Garlasco con particolare attenzione al profilo genetico denominato “Dna Ignoto 3”, individuato sul tampone oro-faringeo di Chiara Poggi, la giovane vittima dell’omicidio avvenuto nel 2007. Dopo le recenti verifiche che hanno confermato la presenza di Dna maschile non ancora identificato, la Procura di Pavia ha disposto ulteriori accertamenti per escludere possibili contaminazioni e per approfondire l’identità del soggetto a cui appartiene il profilo genetico.
Garlasco, Dna Ignoto 3 e le comparazioni in corso
Gli esami ripetuti dalla perita Denise Albani, genetista della Polizia Scientifica incaricata dal gip Daniela Garlaschelli, hanno ribadito la presenza del Dna ignoto sui campioni prelevati, confermando i risultati precedenti. Tuttavia, le analisi non prevedevano ancora un confronto diretto con potenziali sospetti. Ora la Procura ha ordinato di effettuare tamponi comparativi su almeno trenta persone che sono entrate in contatto con il corpo di Chiara Poggi, inclusi gli operatori che hanno partecipato alle operazioni di riesumazione e prelievo delle impronte dattiloscopiche.
Questa vasta comparazione riguarda anche i soggetti già sottoposti a prelievo e che, fino ad oggi, non hanno mostrato alcuna corrispondenza con il profilo genetico ignoto, comprese le figure chiave come il condannato Alberto Stasi e il nuovo indagato Andrea Sempio. L’obiettivo è chiarire se si tratti di una contaminazione accidentale o di un elemento fondamentale per la ricostruzione del delitto.
Nuove ipotesi investigative e il lavoro della Procura
La Procura di Pavia, guidata da Fabio Napoleone, e i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano stanno lavorando su due fronti paralleli: da un lato la ricerca di un possibile contaminatore tra gli operatori intervenuti sulla scena del crimine, ipotesi ritenuta però remota; dall’altro, la possibilità che il Dna ignoto appartenga al reale assassino di Chiara Poggi.
Per fare chiarezza, la genetista Albani ha richiesto al medico legale che eseguì l’autopsia, il dottor Dario Ballardini, dettagli e chiarimenti sulle modalità del prelievo salivare e sulle persone presenti durante l’esame, per valutare se la traccia genetica possa derivare da un errore di procedura o rappresenti una prova cruciale per il caso.
L’indagine si inserisce in un contesto più ampio di rivalutazione delle dinamiche del delitto di Garlasco, che negli ultimi anni ha visto emergere nuovi elementi, come la possibile presenza di più persone coinvolte nell’aggressione e la rilevanza delle tracce di Dna rinvenute sotto le unghie della vittima.






