Milano, 14 luglio 2025 – Prosegue l’approfondimento tecnico nell’ambito della nuova indagine sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007. Denise Albani, la genetista incaricata dal giudice per le indagini preliminari di Pavia per l’incidente probatorio, ha richiesto chiarimenti specifici in merito al metodo utilizzato per il prelievo del campione salivare della vittima.
Richieste di chiarimento sulla metodologia del prelievo
La dottoressa Albani intende interrogare il medico legale Dario Ballardini. Lui eseguì l’autopsia su Chiara Poggi, per comprendere le modalità con cui è stato effettuato il prelievo salivare. In particolare, Albani vuole sapere perché sia stata impiegata una garza non sterile anziché un tampone. Inoltre, anche quali persone fossero presenti in sala autoptica oltre al medico legale e al suo assistente. Questa verifica è finalizzata a stabilire se la traccia di DNA maschile senza identità, confermata dalla replica degli esami sul tampone orofaringeo, possa derivare da una contaminazione tecnica.
La perizia sul DNA affidata a Denise Albani. Dal 2016 opera come capo tecnico biologo presso la Polizia Scientifica. Lei rappresenta un tassello fondamentale nel tentativo di chiarire le incongruenze emerse nelle analisi precedenti. Albani, allieva dell’esperto Emiliano Giardina escluso dall’incarico per motivi di imparzialità, è affiancata dal dattiloscopista Domenico Marchigiani, anch’egli della Scientifica di Milano.
Garlasco, aggiornamenti sulle indagini relative all’omicidio di Chiara Poggi
Il lavoro della procura di Pavia, coordinata dal procuratore Fabio Napoleone insieme ai pm Stefano Civardi e Valentina De Stefano, prosegue. Oltre all’ascolto di testimoni anche approfondimenti tecnici condotti in collaborazione con i carabinieri del nucleo investigativo di Milano. Nel frattempo, si conferma l’esistenza di un profilo di DNA maschile ignoto, oltre a quello attribuito ad Andrea Sempio. Questo alimenta l’ipotesi di coinvolgimento di più persone nella vicenda. Le analisi sulla scena del crimine e sui reperti biologici confermano che Chiara Poggi avrebbe tentato di chiedere aiuto durante l’aggressione, come indicano gli schizzi di sangue rinvenuti sul telefono di casa. Questa dinamica, insieme alla presenza di più profili genetici maschili, suggerisce che la giovane non sia stata colta di sorpresa da una persona di fiducia, ma piuttosto aggredita da uno o più individui che le incutevano timore. Le nuove perizie e le osservazioni di Denise Albani mirano quindi a chiarire aspetti tecnici cruciali, come la possibile contaminazione del DNA, per far luce su uno degli aspetti più controversi di un caso ancora aperto a quasi vent’anni dal delitto.






