Garlasco, 27 giugno 2025 – Non hanno portato a risultati concreti le recenti operazioni di dragaggio nel canale di Tromello, effettuate lo scorso maggio alla ricerca dell’arma del delitto di Garlasco, che ha sconvolto la provincia di Pavia dal 2007. Secondo quanto confermato all’ANSA da fonti investigative, gli attrezzi oggetto della ricerca non sono stati ritrovati nel fondale del canale ma sarebbero stati consegnati direttamente ai carabinieri da un uomo del posto, che li aveva recuperati anni fa dalla roggia prima della sua pulizia.
Il ruolo del supertestimone nella vicenda
Secondo quanto riportato durante la trasmissione di Rai 2 Ore 14 Sera, un muratore egiziano avrebbe consegnato ai carabinieri una serie di attrezzi da lavoro, tra cui un martello, un attizzatoio, una mazzetta e una piccozza, potenzialmente compatibili con le ferite inflitte alla giovane Chiara, vittima del delitto di Garlasco. Si pensava inizialmente che questi oggetti fossero stati ritrovati di recente dai vigili del fuoco nel greto del torrente Tromello, alle spalle dell’abitazione di una delle nonne delle gemelle Cappa. Invece, secondo quanto riferito dal programma televisivo, la consegna sarebbe avvenuta anni fa.
Una consegna precedente alle nuove indagini sul delitto di Garlasco
Stando alla trasmissione di Rai2, il muratore avrebbe messo a disposizione degli inquirenti gli strumenti in questione ben prima dell’apertura della nuova inchiesta sul delitto di Garlasco che vede oggi indagato Andrea Sempio per concorso in omicidio. Le ricerche più recenti nel canale erano state avviate sulla base delle segnalazioni raccolte dalle Iene, in particolare da alcuni testimoni che avevano affermato di aver visto oggetti sospetti essere gettati nel canale poco dopo l’assassinio. Tuttavia, la nuova ricostruzione suggerisce che gli oggetti fossero già in mano agli investigatori da anni, prima ancora che venisse effettuato il dragaggio del corso d’acqua.
Tra gli oggetti c’è l’arma del delitto di Garlasco?
I reperti consegnati sono al momento considerati compatibili con le modalità dell’omicidio, sebbene non sia ancora stata condotta un’analisi approfondita. L’arma del delitto, infatti, non è mai stata ritrovata in tutti questi anni, nonostante le condanne inflitte ad Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima, dichiarato colpevole in via definitiva. Gli oggetti in questione verranno ora esaminati per verificarne una possibile correlazione con le ferite riscontrate sul corpo della giovane. Nel corso della trasmissione, è stata inoltre riportata la testimonianza di un uomo che ha raccolto il racconto, ormai postumo, di due anziane del luogo. Le donne avrebbero riferito di aver visto Stefania Cappa, cugina di Chiara, visibilmente agitata e con una borsa pesante entrare nella casa della nonna, proprio nei pressi del canale. Poco dopo si sarebbe sentito un tonfo nell’acqua.
La replica della famiglia Poggi
Non sono mancate reazioni dure da parte della famiglia Poggi. Rita Preda, madre di Chiara, è intervenuta nel programma esprimendo amarezza e rabbia per i continui sospetti lanciati nei confronti del figlio Marco. Di recente, un albergatore del Trentino ha dichiarato al settimanale Giallo che Marco Poggi, allora in vacanza con i genitori, non si trovava effettivamente nel loro hotel il giorno del delitto di Garlasco. La signora Preda ha smentito con forza: “Nostro figlio era in vacanza con noi. In quell’articolo sono dette tante falsità. Vedremo, non voglio dire altro per il momento”. Ha poi aggiunto che la famiglia, insieme al proprio legale, valuterà se intraprendere azioni legali per tutelarsi da ciò che considera un attacco infondato.






