Castelsardo, 25 settembre 2025 – Una piccola comunità nel nord-ovest della Sardegna è sconvolta dalla tragica notizia del femminicidio di Cinzia Pinna, 33enne originaria di Castelsardo, uccisa a Palau. La sua scomparsa, avvenuta la sera dell’11 settembre, si è trasformata in un caso di cronaca che ha scosso tutta la Gallura e l’intera isola.
La fiaccolata per Cinzia Pinna a Castelsardo
In segno di cordoglio e vicinanza alla famiglia, questa sera alle 21 si terrà una fiaccolata per Cinzia, organizzata da don Pietro Denicu, parroco della cattedrale di Sant’Antonio Abate. La marcia silenziosa partirà dalla chiesa del Crocifisso e attraverserà le vie del paese per concludersi in piazza Novecentenario. Don Pietro ha invitato la comunità a partecipare per dire «no alla violenza e alla sopraffazione, sì alla vita che dobbiamo custodire per Cinzia».
La sindaca di Castelsardo, Maria Lucia Tirotto, ha espresso il dolore di tutta la comunità: “Ci sono momenti in cui le parole non bastano. Questo è uno di quelli. Il cuore di Castelsardo è unito in questo momento di profonda tristezza”. Ha inoltre manifestato vicinanza alla famiglia della vittima, sottolineando come la tragica notizia abbia spezzato il cuore della città dopo giorni di speranza.
Indagini e confessione dell’imprenditore vinicolo
La svolta nelle indagini è arrivata nella giornata del 24 settembre, con la confessione di Emanuele Ragnedda, 41 anni, imprenditore vinicolo di Arzachena noto per aver prodotto il Vermentino più costoso d’Italia, con bottiglie vendute fino a 1.800 euro. Ragnedda ha ammesso di aver ucciso Cinzia Pinna con un’arma da fuoco e ha indicato il luogo dove aveva nascosto il corpo: un casolare nelle sue tenute tra Arzachena e Palau, all’interno dell’azienda vitivinicola Conca Entosa.
Il corpo della donna è stato trovato nascosto sotto assi di legno in avanzato stato di decomposizione, dopo 14 giorni di ricerche coordinate dalla Procura di Tempio Pausania. Durante l’interrogatorio, Ragnedda ha anche tirato in ballo un giovane milanese di 26 anni, indagato per occultamento di cadavere, ma poi risultato estraneo ai fatti. I legali del giovane hanno ribadito che il loro assistito non conosceva la vittima e non era coinvolto nell’omicidio.
Le forze dell’ordine, tra cui i carabinieri del RIS di Cagliari, hanno sequestrato telefoni cellulari e un’arma da fuoco compatibile con il delitto, effettuando rilievi scientifici nel casolare. Ragnedda è attualmente detenuto nel carcere di Nuchis in attesa dell’udienza di convalida del fermo, con le accuse di omicidio volontario aggravato dall’uso di arma comune da sparo e occultamento di cadavere.
L’imprenditore, figlio di una nota famiglia produttrice di vini pregiati in Gallura, aveva una relazione tormentata con Cinzia Pinna, che pare volesse interrompere ogni contatto con lui. Questo elemento è al centro delle indagini volte a chiarire il movente del femminicidio.






