Madrid, 19 novembre 2025 – In Spagna ci sono quasi 6.000 fosse comuni legate alla guerra civile e alla dittatura franchista. Solo 1.500 sono state riaperte. Il resto è ancora lì, sotto strati di terra e silenzio, a custodire corpi, oggetti, frammenti di vita. A cinquant’anni dalla morte di Francisco Franco, migliaia di famiglie aspettano ancora un gesto semplice e immenso: riabbracciare i propri morti.
Dove riaffiorano ossa, scarpe, chiavi
Nel cimitero di Ejea de los Caballeros, in provincia di Saragozza, gli archeologi parlano sottovoce. Ogni palata porta alla luce non soltanto scheletri, ma scarpe consumate, monete, bottoni, chiavi, un paio di piccole forbici da sarta. Oggetti quotidiani che raccontano l’ultimo istante prima dell’esecuzione.
Questo fosso contiene almeno 163 vittime, uccise nei primi mesi del conflitto e gettate “come vermi”, ricorda Mariano Malón Pueyo, nipote di un consigliere socialista assassinato a Uncastillo. Il corpo dello zio non è ancora stato trovato, ma Mariano vive ogni recupero come un risarcimento tardivo. “Quando li troviamo“, dice, “sento gli abbracci che non hanno potuto dare ai figli e ai nipoti“.
Fondi, ritardi, speranze
Le ricerche sono finanziate dal comune, dal Ministero della Politica Territoriale e della Memoria Democratica e dalla Diputación di Saragozza. Venticinque corpi sono già stati recuperati, studiati e trattati da un team di nove archeologi e antropologi. Ma il tempo gioca contro l’identificazione. “Molti resteranno senza nome“, ammette Javier Sumelzo, dell’Associazione per il Recupero della Memoria Storica.
Dal 2019 sono stati recuperati 8.941 corpi, ma solo 70 hanno potuto essere identificati. Il numero dei resti ancora esumabili oscilla tra 10.000 e 12.000, secondo gli studi della Società di Scienze Aranzadi. Intanto il Consiglio della Memoria Democratica ha appena approvato la distribuzione di 3 milioni di euro per le esumazioni, mentre il Secondo Piano Quadriennale 2025-2028 ha stanziato 2,4 milioni con un obiettivo ambizioso: “Entro il 2027, quasi tutte le vittime del franchismo saranno recuperate“, ha dichiarato il ministro Ángel Víctor Torres.
Le fosse comuni più grandi in Spagna: tra cimiteri, campi e vulcani
Le regioni con più fosse sono Aragona, Catalogna, Castiglia e León e Andalusia. Nel burrone di Víznar, a Granada, potrebbero trovarsi centinaia di vittime – forse anche Federico García Lorca. A Córdoba, nel cimitero di La Salud, gli esperti stanno lavorando su un settore che potrebbe contenere tra 340 e 350 corpi, parte delle oltre mille persone sepolte lì tra il 1936 e il 1946. Molti morirono nelle esecuzioni dei primi mesi di guerra, altri per fame, malattia e condizioni carcerarie disumane.
La storica Juan Francisco Coto spiega che finora sono stati recuperati 180 resti umani. E non solo cimiteri. Alcune vittime furono gettate in pozzi, miniere, grotte, perfino in tubi vulcanici, come nel caso del pozzo di Jinámar alle Canarie.
La mappa delle fosse e ciò che manca
La Segreteria di Stato per la Memoria Democratica e RTVE hanno pubblicato il primo atlante audiovisivo delle fosse spagnole. Il totale censito è di 5.848 siti, di cui circa 1.500 già esumati. Ma non tutti esistono più: circa 500 furono trasferiti nella Valle de Cuelgamuros (ex Valle de los Caídos), altri sono scomparsi o irrecuperabili.
Ricostruire per guarire
Il lavoro più delicato arriva dopo: la ricostruzione dei corpi, la catalogazione dei reperti, l’analisi genetica quando possibile. Un processo lento, minuzioso, spesso senza lieto fine. Ma necessario. A Cañada Rosal, in provincia di Siviglia, sono appena emersi i resti di 72 persone perseguitate nel 1936. Erano sepolte in due fosse sotto il parco dove sorgeva il vecchio cimitero. Ogni volta che una fossa si apre, una storia rientra nella realtà. E ogni volta che un nome viene restituito, una ferita collettiva si richiude di un millimetro.
Fosse comuni in Spagna, il passato che torna alla luce
La maggior parte delle fosse comuni in Spagna si trova all’interno o ai margini dei cimiteri, ma molte restano ancora nascoste nelle campagne, nei boschi, nei terreni dimenticati. Le esumazioni continuano. Lentamente, con tutte le difficoltà del caso. Ma continuano. E hanno un unico obiettivo: restituire memoria ai morti per restituire pace ai vivi.






