Sono attualmente all’esame della Procura di Roma gli esposti presentati dagli attivisti e parlamentari italiani che hanno partecipato alla missione della Global Sumud Flotilla e sono stati fermati dalle autorità israeliane al largo delle coste di Gaza. Le denunce, tra cui figura anche l’ipotesi di sequestro di persona, sono sotto valutazione da parte degli inquirenti coordinati dal procuratore capo Francesco Lo Voi.
Gli esposti alla Procura di Roma dei membri della Flotilla
Secondo quanto riferito, gli atti sono in fase di analisi per definire la competenza e per l’apertura del fascicolo. Non è escluso che, una volta formalizzato, la Procura possa procedere a sentire come persone informate sui fatti gli stessi partecipanti alla missione umanitaria. Tra questi figurano anche alcuni parlamentari e attivisti italiani che hanno vissuto direttamente l’esperienza dell’abbordaggio e della detenzione da parte delle forze israeliane.
La Global Sumud Flotilla è un’iniziativa umanitaria internazionale nata nel 2025 con l’obiettivo di rompere il blocco israeliano della Striscia di Gaza per portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese. La flottiglia, composta da oltre 50 imbarcazioni provenienti da 44 paesi, è stata intercettata e fermata il 1° ottobre 2025 in acque internazionali dagli israeliani, con successivi abbordaggi fino al 3 ottobre senza causare feriti, ma con il sequestro delle navi e la detenzione di oltre 300 attivisti.
Il rientro degli attivisti italiani e le condizioni della detenzione
Gli ultimi quindici attivisti italiani ancora detenuti in Israele sono attesi in Italia con un volo charter, come annunciato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha ringraziato il personale diplomatico per l’assistenza fornita. I racconti dei rientrati descrivono condizioni di detenzione difficili, con segnalazioni di maltrattamenti, sovraffollamento e negazione di medicinali essenziali. Alcuni attivisti hanno denunciato anche aggressioni fisiche e restrizioni religiose.






