ROMA, 20 MAG – La Corte costituzionale ha stabilito che non è incostituzionale subordinare la non punibilità dell’aiuto al suicidio alla necessità di un trattamento di sostegno vitale. Ritenute infondate le questioni di legittimità sollevate dal Gip di Milano. La Consulta sollecita inoltre il legislatore a introdurre una legge sul fine vita, evidenziando l’inefficiente accesso alle cure palliative e la carenza di personale qualificato nel servizio sociosanitario
La recente sentenza della Corte costituzionale italiana, n. 66 del 20 maggio 2025, ha sollevato un importante dibattito riguardo alla non punibilità dell’aiuto al suicidio. Questo verdetto stabilisce che tale non punibilità può essere subordinata alla condizione che il paziente necessiti di un trattamento di sostegno vitale, secondo la valutazione medica. La decisione è stata presa in risposta a questioni sollevate dal Giudice per le indagini preliminari (GIP) di Milano, che aveva richiesto l’archiviazione di due procedimenti relativi a questo delicato tema.
Necessità di normative chiare
La Corte ha richiamato la sua precedente sentenza n. 135 del 2024, sottolineando che l’argomento della non punibilità deve essere normato in maniera chiara e non lasciato all’interpretazione individuale. Inoltre, ha rinnovato l’appello al legislatore per l’approvazione di una legge sul fine vita, evidenziando la mancanza di accesso universale e equo alle cure palliative in Italia. Attualmente, le lunghe liste di attesa e la scarsità di personale sanitario formato rappresentano un ostacolo significativo per i pazienti che necessitano di tali trattamenti.
Disparità territoriali nel sistema sociosanitario
La Corte ha messo in luce le carenze del sistema sociosanitario, che non riesce a garantire un’adeguata presa in carico delle persone in cerca di cure palliative. La disparità territoriale nell’offerta di servizi è un problema che richiede attenzione immediata. Questo appello alla legislazione è cruciale in un contesto in cui il dibattito su eutanasia e autodeterminazione in ambito sanitario sta guadagnando sempre più attenzione.
Riflessioni sui diritti costituzionali
Il GIP di Milano ha sollevato la questione se l’attuale normativa, in particolare l’articolo 580 del codice penale, sia in linea con i diritti costituzionali riguardanti la dignità e l’autonomia individuale. Questo tema è centrale in una discussione che coinvolge esperti, medici e legislatori, spingendo verso una revisione delle leggi esistenti per garantire un approccio più umano e rispettoso delle volontà dei pazienti.
La Corte ha evidenziato che, sebbene il diritto alla vita sia indisponibile, è fondamentale garantire una morte dignitosa per chi si trova in situazioni di sofferenza estrema. La questione dell’aiuto al suicidio rimane quindi un tema di grande rilevanza e complessità, richiedendo un intervento legislativo chiaro e tempestivo per soddisfare le esigenze di una società in evoluzione.






