Roma, 26 maggio – Il presidente emerito della Corte Costituzionale, Augusto Barbera, sottolinea che la legge 40 sulla fecondazione assistita necessita di una revisione con approccio bipartisan. Smentisce interpretazioni relative a diritti di genitorialità e gestazione per altri, ribadendo il focus sui diritti dei bambini
Nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, Augusto Barbera, presidente emerito della Corte Costituzionale, ha commentato la recente sentenza che ha dichiarato incostituzionale il divieto per le madri non biologiche di riconoscere il proprio figlio. Quest’ultima si è concentrata più sulla protezione dei diritti dei minori piuttosto che sul riconoscimento di un generico “diritto alla genitorialità” per tutte le forme di relazione. Questo approccio evidenzia l’importanza di garantire un ambiente affettivo stabile per i bambini già nati, mantenendo un focus sulle loro esigenze primarie.
La sentenza e le sue Implicazioni
Barbera chiarisce che la sentenza non deve essere vista come un’apertura verso la gestazione per altri o la fecondazione assistita per coppie dello stesso sesso, pratiche attualmente vietate dalla legge italiana. “La legge 40 sulla fecondazione assistita regge sempre meno,” ha affermato, suggerendo la necessità di una revisione normativa che si adatti alle evoluzioni sociali, simile a quanto avvenne con la legge sull’aborto nel 1978.
I diritti dei bambini
Il punto cruciale della sentenza, secondo Barbera, è il diritto dei bambini a crescere in un ambiente affettivo stabile. Le convenzioni internazionali, infatti, stabiliscono il “best interest” del minore come principio fondamentale. Questo approccio ha generato reazioni contrastanti, con figure politiche come Matteo Salvini che hanno criticato la decisione, sostenendo che essa lederebbe il diritto dei bambini di avere una madre e un padre. Barbera, tuttavia, risponde che è fondamentale riconoscere la realtà delle famiglie moderne e la necessità di garantire ai minori un contesto di affetto e cura, anche se questo non corrisponde ai modelli tradizionali.
La posizione della Corte sulla maternità surrogata
Un altro aspetto importante emerso dalla sentenza è la netta posizione della Corte contro la maternità surrogata, considerata un’offesa alla dignità delle donne e una violazione dei diritti delle persone coinvolte. Barbera ha ribadito che “la maternità surrogata offende in modo intollerabile la dignità delle donne,” smontando le argomentazioni di chi interpreta la sentenza come un’apertura a pratiche che, per la Corte, rimangono al di fuori dei confini legali e morali accettabili.