Trapani, 2 settembre 2025 – Il prefetto di Trapani, su delega del Ministero dell’Interno, ha notificato al comandante e all’armatore della nave Mediterranea, appartenente alla ONG Mediterranea Saving Humans, un provvedimento di fermo amministrativo di 60 giorni e una multa di 10mila euro. La misura è stata adottata in esecuzione del Decreto Legge Piantedosi, volto a contrastare l’immigrazione irregolare, e rappresenta uno dei provvedimenti più severi applicati alle imbarcazioni civili di soccorso negli ultimi anni.
Il motivo del fermo e la posizione della Ong Mediterranea
La nave Mediterranea è stata fermata in porto a Trapani dopo aver sbarcato, il 23 agosto scorso, dieci naufraghi soccorsi in mare, a cui era stato assegnato il porto di sbarco di Genova. L’equipaggio ha però deciso di dirigersi verso Trapani a causa delle condizioni meteo avverse, con onde alte quasi tre metri, che rendevano impraticabile la navigazione verso la Liguria. La Ong ha motivato la scelta sottolineando la necessità di garantire tempestive cure mediche e psicologiche ai superstiti, vittime di violenze da parte di trafficanti e milizie libiche in acque internazionali.
Mediterranea Saving Humans ha definito il provvedimento “osceno”, denunciando che l’azione del governo colpisce duramente chi si impegna nel salvataggio in mare in un contesto di crescente emergenza umanitaria, ribadendo inoltre la propria determinazione a proseguire l’attività di soccorso.
Le reazioni
“Mediterranea, il suo comandante, il suo capomissione, il suo equipaggio di mare e di terra, hanno agito secondo il diritto marittimo, nazionale ed internazionale, e secondo i principi di umanità e giustizia che dovrebbero caratterizzare ogni atto pubblico delle istituzioni, che al contrario usano invece i loro poteri per una continua ed odiosa propaganda elettorale permanente”, sostengono dall’Ong italiana. “Disobbedire ad un ordine illegittimo ed illegale è questione di dignità – evidenziano – la nostra azione, che oggi causa le catene e l’arresto di una nave che potrebbe soccorrere per sessanta giorni, ha prodotto ‘qui ed ora’ l’immediato sbarco in un porto sicuro di dieci naufraghi, il porto più vicino possibile non il più lontano immaginabile, e questo era quello che ci interessava”.
Questi episodi evidenziano un clima di crescente tensione tra le Ong impegnate nel soccorso in mare e le autorità italiane, nel contesto delle normative più stringenti introdotte con il decreto Piantedosi, che continua a suscitare dibattito nel panorama politico e civile nazionale.





