È rimasto in silenzio durante l’interrogatorio davanti al gip Gianluca Soncin, il 52enne accusato dell’omicidio della compagna Pamela Genini. L’uomo, che avrebbe ucciso la donna con almeno 24 coltellate, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’atto giudiziario tenutosi questa mattina nel carcere di San Vittore, dove è detenuto in isolamento.
L’interrogatorio di Soncin
Come riferito dal suo legale, l’avvocato Simona Luceri, Soncin non è in condizioni di lucidità ottimale. Presentava un vistoso cerotto sul collo, dovuto ai tagli superficiali che si è procurato subito dopo il delitto, probabilmente in un tentativo di suicidio. Dopo le cure ospedaliere, è stato riportato nel carcere milanese, dove è stato ascoltato dal giudice per le indagini preliminari Tommaso Perna. Il magistrato dovrebbe depositare a breve il provvedimento sulla richiesta della Procura di convalida del fermo e di applicazione della custodia cautelare in carcere per omicidio pluriaggravato.
L’uomo ha già nominato un avvocato di fiducia con cui deciderà la strategia difensiva. La sua legale ha dichiarato: “L’ho trovato dimesso, non ha ancora preso piena consapevolezza di quanto accaduto”.
Nella casa di Soncin sequestrati coltelli, cutter e pistole scacciacani
Gli investigatori hanno effettuato una perquisizione nella casa di Soncin, dove hanno sequestrato una decina di coltelli, cutter e lame a serramanico, simili all’arma usata per l’omicidio, oltre a quattro o cinque pistole scacciacani. I reperti sono stati elencati nel verbale di sequestro depositato nell’inchiesta coordinata dall’aggiunta di Milano Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo.
Tra gli oggetti rinvenuti figurano anche alcune chiavi, che potrebbero essere una copia di quelle dell’abitazione della vittima. Gli inquirenti sospettano che Soncin le avesse duplicate per introdursi in casa di Pamela, come avrebbe fatto la sera dell’aggressione. Sono in corso accertamenti per verificare se si tratti effettivamente di un duplicato.
Le minacce e le violenze precedenti
Dalle dichiarazioni di un ex fidanzato e amico della vittima emerge un quadro di violenza e ossessione. L’uomo ha raccontato agli investigatori che Soncin aveva più volte minacciato Pamela, anche brandendo coltelli e arrivando a puntarle una pistola al ventre. In passato, avrebbe persino tentato di accoltellarla.
La Procura di Milano, guidata da Marcello Viola, sta inoltre verificando se in altre sedi giudiziarie esistano denunce presentate in precedenza dalla giovane contro l’ex compagno. A Milano non risultano segnalazioni formali, ma amici e conoscenti della vittima riferiscono di un anno e mezzo di intimidazioni, pedinamenti, percosse e vessazioni continue.
L’autopsia e le indagini in corso
Agli atti dell’inchiesta è stato depositato il primo accertamento medico legale, che indica almeno 24 coltellate sul corpo di Pamela Genini. Sarà tuttavia l’autopsia a stabilire il numero preciso dei colpi e a individuare quali siano stati quelli fatali. L’esame sarà condotto nei prossimi giorni dal pool della professoressa Cristina Cattaneo, esperta anatomopatologa incaricata dal pubblico ministero.
Nel frattempo, gli inquirenti stanno ascoltando testimoni e conoscenti per ricostruire con precisione la sequenza degli eventi di quella sera. Un elemento cruciale è la testimonianza dell’amico ed ex fidanzato che si trovava al telefono con Pamela al momento dell’aggressione. L’uomo ha riferito di aver sentito la donna gridare disperata “mi sta accoltellando, aiuto”, mentre gli agenti, già allertati, stavano salendo le scale del palazzo. Pochi istanti dopo, Pamela era già morta.
Un delitto definito dagli investigatori “di una ferocia inaudita”, che getta luce su una lunga spirale di violenza mai denunciata formalmente ma conosciuta da chi le era vicino.
La dinamica del delitto e le minacce precedenti
Il femminicidio è avvenuto martedì sera nell’appartamento di via Iglesias, alla periferia nord di Milano. Pamela Genini, 29 anni, era in casa quando Soncin è entrato forzando la porta con una copia delle chiavi che aveva fatto di nascosto settimane prima. Proprio in quel momento Pamela stava parlando al telefono con il suo ex fidanzato, al quale aveva confidato di temere per la propria incolumità a causa delle minacce ricevute da Soncin. L’ultimo messaggio inviato alla ex coppia recitava: “Ho paura, ha fatto il doppione delle mie chiavi. È entrato. Chiama la polizia”.
Gli inquirenti riferiscono che nel corso della relazione fra i due si sarebbero verificati diversi episodi di violenza e stalking, anche se non risultano denunce formali da parte della vittima. Soncin, secondo le testimonianze raccolte, avrebbe detto più volte a Pamela: “Se mi lasci ti ammazzo”, intimorendola al punto che lei aveva pensato di tornare a vivere con i genitori nella Bergamasca, ma ha poi rinunciato per le minacce rivolte anche alla famiglia.
L’arma del delitto è un grosso coltello da caccia, portato dall’uomo con sé al momento dell’aggressione. Gianluca Soncin, che ha avuto precedenti guai con la giustizia, non ha risposto alle domande poste dalla pm Alessia Menegazzo, che coordina le indagini.






