Una tragica vicenda di femminicidio ha scosso la comunità di Pianello Vallesina, frazione di Monte Roberto, nelle Marche. I carabinieri hanno trovato il corpo senza vita di Sadjide Muslija, operaia di 49 anni di origine macedone, brutalmente picchiata nella sua abitazione. Nell’ambito delle indagini è stato sequestrato un tubo di ferro da cantiere, considerato l’arma del delitto, sul quale saranno effettuati accertamenti scientifici.
Femminicidio nelle Marche: il ritrovamento dell’arma e le indagini in corso
Il tubo di ferro, vuoto all’interno e simile a quelli utilizzati per impalcature, è stato rinvenuto appoggiato a un muro esterno della casa, e presenta tracce ematiche potenzialmente riconducibili alle ferite riportate dalla donna. Sadjide è stata colpita ripetutamente alla testa e al torace, come evidenziato dal medico legale Angelo Montana durante i primi sopralluoghi. La Procura di Ancona ha disposto l’autopsia per stabilire l’ora esatta della morte e raccogliere ulteriori elementi utili alle indagini.
Il principale sospettato è il marito, Nazif Muslija, 50 anni, anche lui di origine macedone, che risulta irreperibile da ieri mattina e sul quale pende un mandato di fermo internazionale per omicidio aggravato. L’uomo, operaio in una ditta locale, non si è presentato al lavoro e potrebbe aver lasciato il paese. Le ricerche dei carabinieri continuano senza sosta.
Un contesto di violenza già noto alle autorità
La vicenda si inserisce in un quadro drammatico di violenza domestica: già ad aprile scorso Nazif Muslija era stato arrestato per maltrattamenti nei confronti della moglie, con precedenti episodi di aggressione che avevano portato a una condanna a un anno e dieci mesi di reclusione, scontata in libertà condizionata. Il percorso di recupero previsto per gli autori di questi reati, però, non è mai stato avviato a causa della mancanza di posti nelle strutture dedicate, come ha evidenziato la procuratrice Monica Garulli, che ha aperto un fascicolo sul caso.
Il legale del marito aveva espresso preoccupazioni riguardo ai tempi troppo lunghi per l’avvio del percorso di cura, ritenendo questa una falla del sistema. Nel frattempo, Sadjide aveva ritirato la querela e si era apparentemente riconciliata con il marito, ma la sua morte violenta ha riacceso l’attenzione sulla necessità di misure più efficaci per prevenire tragedie simili.






