Il gip di Pescara, Francesco Marino, ha confermato la convalida dell’arresto di Antonio Mancini, 69 anni, accusato di omicidio della ex moglie Cleria Mancini e di tentato omicidio del nipote di 12 anni, nel tragico episodio avvenuto lo scorso 9 ottobre a Lettomanoppello, nel Pescarese. Nel provvedimento, il giudice sottolinea la gravità della condotta e la pericolosità dell’indagato, evidenziando una volontà omicida estesa verso la famiglia del figlio.
Feminicidio nel Pescarese, il quadro del reato: omicidio e tentato omicidio
Secondo l’ordinanza del gip, non vi sono dubbi sull’idoneità della condotta di Mancini a cagionare la morte del nipote, sebbene quest’ultimo sia sopravvissuto. Durante l’aggressione, il ragazzo si era nascosto dietro un’auto, ma l’uomo ha sparato contro il veicolo, rompendo il lunotto posteriore. Il 12enne, ascoltato dagli inquirenti subito dopo i fatti, ha raccontato che quel pomeriggio era uscito con la nonna e i loro cani quando Mancini li ha importunati con continue minacce, gridando “vi uccido tutti”. Dopo aver sparato alla donna, che si è accasciata a terra morendo poco dopo, Mancini ha rivolto l’arma verso il nipote, sparando un secondo colpo.
Il giudice ha motivato la volontà omicida nei confronti del nipote con un risentimento profondo verso il figlio, che Mancini avrebbe voluto colpire “negli affetti più profondi”. Oltre all’omicidio aggravato e al tentato omicidio, l’uomo è accusato di minaccia e resistenza a pubblico ufficiale, avendo sfidato i carabinieri durante la sua cattura.
La dinamica dell’aggressione e l’arresto
La tragedia si è consumata poco prima delle 18, quando la donna passeggiava con il nipote e il cane. Mancini, a bordo di un triciclo elettrico per disabili, si è avvicinato, è sceso dal mezzo e ha raccolto da terra probabilmente la pistola, con cui ha sparato alla ex moglie. Dopo il primo colpo, la donna ha tentato di allontanarsi ma è caduta a terra senza più rialzarsi.
Successivamente, Mancini si è recato in un bar gestito da parenti, annunciando di aver ucciso la zia e di voler eliminare altre due persone, sparando un colpo verso l’esterno. Si è poi allontanato e ha sparato contro l’auto di un amico di famiglia a Turrivalignani, paese vicino, oltre a un colpo contro il campanile della chiesa in piazza. Dopo circa mezz’ora di trattative, i carabinieri sono riusciti a immobilizzarlo e arrestarlo. L’indagato ha rifiutato di rispondere, ma in aula ha dichiarato di non ricordare l’accaduto, sostenendo di essersi ubriacato dopo essere stato provocato verbalmente e picchiato dal figlio. Le sue dichiarazioni non hanno scalfito l’impianto accusatorio.
Il gip ha rilevato un “allarmante livello di pericolosità” e una totale assenza di autocontrollo in Mancini, che hanno reso altamente probabile la reiterazione di analoghi comportamenti delittuosi. Le numerose e recenti condanne a suo carico confermano questo quadro.
La volontà di sterminare la famiglia
Nel provvedimento si evidenzia come Mancini nutrisse “un profondo e radicato disprezzo verso la famiglia del figlio” e fosse animato dalla volontà di tentare di sterminare la restante famiglia. La dinamica dell’aggressione e le successive azioni compiute dall’uomo puntano a confermare questa intenzione omicida estesa oltre la sola ex moglie, coinvolgendo anche il nipote e altri parenti.
Antonio Mancini resta quindi in carcere, con l’accusa di un femminicidio che ha scosso la comunità locale e di un tentato omicidio aggravato da motivi familiari e dalla particolare crudeltà del gesto. L’avvocato difensore ha annunciato la possibile richiesta di perizia psichiatrica per chiarire ulteriormente le condizioni dell’indagato.






