Ancona, 9 dicembre 2025 – Nuovi aggiornamenti sul caso di femminicidio nelle Marche. È fissata per venerdì 12 dicembre l’autopsia sul corpo di Sadjide Muslija, la donna di 49 anni di origine macedone trovata morta nella sua abitazione a Pianello Vallesina, nel Comune di Monte Roberto (Ancona), lo scorso 3 dicembre. La Procura di Ancona, guidata dal pm Rosario Lioniello, affiderà l’incarico al medico legale Angelo Montana venerdì 12 dicembre. L’esame autoptico sarà eseguito presso l’istituto di Medicina legale dell’ospedale regionale di Torrette e servirà a chiarire se la vittima sia stata uccisa nel sonno o meno.
Il ritrovamento e il fermo del marito sospettato
La donna è stata rinvenuta senza vita nel suo letto, con evidenti ferite da percosse al cranio e al torace. L’arma del delitto, un tubo di ferro da cantiere, è stata sequestrata dai carabinieri vicino all’abitazione di via Garibaldi 79. Il marito, Nazif Muslija, 50 anni, operaio e anche lui di origine macedone, è stato individuato dai militari in una zona impervia di Matelica, nel Maceratese, dove aveva tentato il suicidio impiccandosi a un albero. Soccorso e stabilizzato, è stato trasferito nel carcere di Montacuto con l’accusa di omicidio volontario aggravato.
Femminicidio Marche: le indagini e la situazione giudiziaria
Nazif Muslija era già noto alle forze dell’ordine per maltrattamenti nei confronti della moglie. In aprile scorso, infatti, aveva sfondato con un’ascia la porta della camera da letto minacciandola e aveva distrutto anche il portone di un presunto amante, salvo poi rientrare in possesso della moglie che aveva ritirato la querela e si era riconciliata con lui. L’uomo era stato condannato a un anno e dieci mesi, con la condizione di seguire un percorso di recupero per uomini maltrattanti, mai attivato per mancanza di posti nelle strutture competenti.
L’avvocato che ha difeso Nazif, Antonio Gagliardi, ha denunciato una falla nel sistema: “Il percorso di cura previsto per legge non è mai partito, l’uomo andava curato subito, non dopo un anno”. Anche la procuratrice di Ancona, Monica Garulli, ha confermato questa criticità sottolineando che il mancato avvio del trattamento rappresenta un problema strutturale ma non esclude le responsabilità penali dell’uomo.
Al momento, l’unico familiare che ha preso posizione è il figlio della coppia, residente in Svizzera, che si è rivolto a un legale per seguire le indagini e valutare una possibile costituzione di parte civile. Le ricerche e le attività investigative proseguono per chiarire ogni dettaglio della vicenda.




