Arzachena, 8 ottobre 2025 – Proseguono le indagini sul femminicidio di Cinzia Pinna, la 33enne di Castelsardo uccisa nella notte tra l’11 e il 12 settembre all’interno di un casolare nella tenuta di ConcaEntosa, di proprietà dell’imprenditore vitivinicolo 41enne Emanuele Ragnedda, reo confesso dell’omicidio. Dopo il tentativo di suicidio di Ragnedda, ricoverato all’ospedale Santissima Annunziata di Sassari, i carabinieri del Ris di Cagliari sono tornati sul luogo del delitto per ulteriori rilievi tecnici e accertamenti.
Nuovi sopralluoghi nella tenuta e sulla barca di famiglia usata da Ragnedda
Gli specialisti del Ris, accompagnati da mezzi dell’agenzia regionale Forestas, hanno effettuato accertamenti approfonditi nel casolare di ConcaEntosa, alla presenza degli avvocati delle parti coinvolte. Le ricerche si concentrano soprattutto sugli effetti personali della vittima, tra cui il telefono cellulare, spariti dopo il ritrovamento del corpo nascosto sotto un albero della tenuta. È previsto inoltre un sopralluogo nello yacht di famiglia, il Nikitai, ormeggiato a Cannigione. È proprio da questa imbarcazione che Ragnedda aveva tentato di allontanarsi verso Baja Sardinia, prima di essere intercettato e bloccato dalla Capitaneria di Porto.
Le indagini ipotizzano che l’imprenditore volesse gettare il corpo di Cinzia in mare, forse dalla scogliera di Capo Ferro a Porto Cervo. Al momento risultano indagate due persone per favoreggiamento, un manutentore stagionale lombardo e una ristoratrice amica di Ragnedda, ritenuti coinvolti nel tentativo di ripulire la scena del crimine dalle tracce di sangue e di far sparire indumenti ed effetti personali della vittima.
La confessione e le nuove rivelazioni emerse
Il procuratore di Tempio, Gregorio Capasso, ha confermato la convalida del fermo di Ragnedda, che ha fornito ulteriori dettagli durante l’udienza di convalida. L’imprenditore ha ammesso di aver ucciso la donna con un colpo di pistola, sostenendo di aver sparato per legittima difesa dopo una lite violenta. Il corpo di Cinzia è stato rinvenuto nella tenuta tra Palau e Arzachena, dove i Ris hanno trovato un’ingente quantità di sangue, parzialmente ripulito da Ragnedda nei giorni successivi all’omicidio.
Ragnedda si trova attualmente nel carcere di Nuchis, accusato di omicidio volontario aggravato dall’uso di arma comune da sparo e occultamento di cadavere. Le indagini proseguono per chiarire ogni aspetto della vicenda, incluso il ruolo degli eventuali complici che avrebbero aiutato l’imprenditore a nascondere le prove.
Per approfondire: Omicidio di Cinzia Pinna, l’ammissione di Ragnedda: “Ho sparato dopo una colluttazione”






