Tempio Pausania, 27 settembre 2025 – Proseguono gli accertamenti sul caso di femminicidio in Gallura che ha scosso la Sardegna. Gli inquirenti stanno lavorando a ritmo serrato per chiarire la dinamica dell’omicidio di Cinzia Pinna, la giovane donna di 33 anni di Castelsardo scomparsa la notte tra l’11 e il 12 settembre scorso e ritrovata senza vita nella tenuta vitivinicola di Emanuele Ragnedda, l’imprenditore di Arzachena reo confesso dell’omicidio.
Indagini in corso e primi esami sul corpo di Cinzia Pinna
Gli specialisti del Ris dei Carabinieri di Cagliari sono tornati nella proprietà di Concaentosa, tra Palau e Arzachena, per eseguire ulteriori rilievi. Sono state repertate numerose tracce di sangue e una polvere bianca, presumibilmente cocaina, residuo confermato solo dopo i test tossicologici. Ragnedda ha ammesso di aver consumato questa sostanza nei giorni precedenti il delitto. Lunedì è previsto un incontro tra i magistrati, il procuratore Gregorio Capasso e la sostituta Noemi Mancini, con i tecnici per definire il prosieguo degli accertamenti, che includeranno l’esame medico-legale sul corpo di Cinzia Pinna, in attesa dell’autopsia. Parteciperanno anche consulenti delle parti coinvolte, difesa e famiglia della vittima.
Nel frattempo, gli investigatori sono ancora alla ricerca di alcuni effetti personali di Cinzia, in particolare il suo cellulare, spento e irrintracciabile dalle 3 della notte della scomparsa.
L’udienza e il quadro emerso
Ieri Ragnedda è comparso davanti al giudice per l’udienza di convalida del fermo, dove, assistito dall’avvocato Luca Montella, ha rilasciato dichiarazioni spontanee durate circa due ore. Il giudice ha confermato la custodia cautelare in carcere a Nuchis. Secondo la ricostruzione fornita dall’imprenditore, il delitto sarebbe avvenuto dopo una lite degenerata: la vittima avrebbe impugnato un oggetto contundente e lui, per difendersi, ha sparato con la sua pistola, detenuta legalmente per uso sportivo. Questa versione, però, è al vaglio della procura che indaga per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.
Il corpo di Cinzia Pinna era stato nascosto tra la vegetazione della tenuta, dove Ragnedda avrebbe tentato invano di cancellare le tracce del delitto. La giovane, prima di essere uccisa, era stata vista in un locale di Palau con l’uomo e altri amici e, poco prima della scomparsa, era stata ripresa dalle telecamere mentre saliva sulla sua auto. Da allora si apre un «buco nero» di almeno cinque ore, un periodo di tempo ancora da chiarire.
Sul caso si è sviluppata anche una mobilitazione civile a Castelsardo, con una fiaccolata promossa per ricordare Cinzia Pinna e ribadire il no alla violenza sulle donne. La comunità locale, sconvolta, continua a chiedere giustizia.
Per approfondire: Omicidio di Cinzia Pinna, il reo confesso Ragnedda: “Ho sparato per paura”






