Palau, 29 settembre 2025 – Emergono ulteriori dettagli dalla confessione di Emanuele Ragnedda, l’imprenditore vitivinicolo di 41 anni originario di Arzachena, accusato dell’omicidio di Cinzia Pinna, la giovane donna di 33 anni di Castelsardo scomparsa la notte tra l’11 e il 12 settembre scorso a Palau. Il corpo della vittima è stato ritrovato proprio all’interno della tenuta di Ragnedda, a Conca Entosa, tra Palau e Arzachena.
Cos’è successo prima della morte di Cinzia Pinna
Durante l’interrogatorio, Ragnedda ha ammesso di aver sparato a Cinzia Pinna dopo che, secondo la sua ricostruzione, «quella sera lei con un coltello mi ha tagliato la lingua e io le ho sparato». L’imprenditore ha giustificato così i segni visibili sul volto e sulle braccia, riscontrati oggi da un medico legale nel carcere di Bancali a Sassari, dove Ragnedda è stato trasferito dalla struttura di Nuchis. L’uomo è attualmente sottoposto a sorveglianza speciale, come richiesto dal suo legale, l’avvocato Luca Montella.
L’ipotesi investigativa prevalente suggerisce che un approccio sessuale non gradito da parte di Ragnedda abbia scatenato una colluttazione con la vittima, conclusasi tragicamente con la sua morte. Tuttavia, l’imprenditore smentisce questa versione e ha dichiarato di aver compiuto «la scelta sbagliata» e di non essersi allontanato nonostante avrebbe potuto farlo.
La prima parte degli accertamenti tecnici sul corpo di Cinzia Pinna si è conclusa nella mattinata odierna, mentre altri esami, inclusa una Tac per verificare i segni di una possibile colluttazione, proseguiranno nei prossimi giorni. L’autopsia è prevista per giovedì, dopodiché la salma sarà restituita ai familiari.
L’indagine e il contesto della vicenda
Le indagini coordinate dal procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, e dalla sostituta Noemi Mancini vedono impegnati i carabinieri, che hanno sequestrato l’azienda vinicola di Ragnedda e la sua auto, trovando tracce di sangue in tutta la villa, anche dove l’imprenditore avrebbe tentato di cancellarle. All’interno della casa sono stati rinvenuti residui di una polvere bianca, presumibilmente cocaina, che Ragnedda ha ammesso di aver assunto nei giorni precedenti il delitto.
La vittima, conosciuta nel settore della ristorazione di Palau e con legami familiari nel turismo a Castelsardo, era uscita la sera dell’11 settembre, come testimoniano alcuni video che la riprendono in stato alterato mentre sale sull’auto di Ragnedda. Da quel momento si è creato un “buco nero” di almeno cinque ore, fino al momento in cui l’uomo ha confessato l’omicidio e indicato il luogo in cui aveva nascosto il corpo.
Per approfondire: Omicidio di Cinzia Pinna, il reo confesso Ragnedda: “Ho sparato per paura”






