Chieti, 16 dicembre 2025 – La vicenda della famiglia nel bosco di Palmoli torna al centro dell’attenzione legale e giudiziaria con nuovi sviluppi che riguardano il mancato rispetto di diritti fondamentali dei minori coinvolti. Gli avvocati difensori Marco Femminella e Danila Solinas hanno presentato alla Corte d’appello dell’Aquila un reclamo contro l’ordinanza del Tribunale per i Minorenni che ha disposto il trasferimento dei tre bambini in una casa-famiglia a Vasto. Nel documento, i legali denunciano la violazione della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo, sottolineando il mancato ascolto dei minori, un passaggio che definiscono “fondamentale” e previsto dalla normativa internazionale e dalla giurisprudenza italiana.
Mancato ascolto dei minori e condizioni di vita nella famiglia nel bosco
Secondo la difesa, l’ascolto dei bambini è stato “completamente disatteso”. Due dei tre fratellini erano stati sentiti solo quindici giorni prima dell’ordinanza del 13 novembre, e non è stato rilevato alcun pericolo di isolamento o deprivazione sociale. La bambina più grande, in particolare, ha indicato numerosi amici con cui giocava a Palmoli. I minori hanno inoltre dichiarato di trovarsi bene nella loro abitazione immersa nella natura, che dispone di luce, acqua calda e riscaldamento a legna. Durante l’anno di osservazione, gli incontri con gli assistenti sociali sono stati “marginali” e insufficienti a garantire un confronto proficuo, anche a causa di difficoltà linguistiche. Contrariamente a quanto sostenuto, non sarebbe mai stato nominato un mediatore familiare.
Critiche ai criteri dell’ordinanza e istruzione parentale
Gli avvocati mettono in discussione i presupposti dell’ordinanza del Tribunale, evidenziando la mancanza di criteri di emergenza e di eccezionalità che giustifichino il collocamento in casa-famiglia e la sospensione della responsabilità genitoriale. Non vi sarebbe stata alcuna situazione di emergenza tale da richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Inoltre, nel fascicolo non risultano documenti che certificano l’istruzione dei minori, sebbene la famiglia abbia garantito l’istruzione parentale, tutelata dalla Costituzione. Per la figlia in età scolare era stata richiesta e ottenuta l’ammissione all’esame di idoneità in una scuola statale, con successivo rilascio di attestati, acquisiti però solo dopo l’ordinanza. La difesa contesta anche la presunta “deprivazione tra pari” basata sull’assenza scolastica, citando le testimonianze raccolte dal programma televisivo “Le Iene” che descrivono i bambini impegnati in giochi e frequentazioni con coetanei e vicini di casa. I legali ritengono sarebbe stato necessario ascoltare questi testimoni e coinvolgere figure come mediatore linguistico o familiare nel procedimento giudiziario.



