Catania, 10 agosto 2025 – Prosegue l’attività eruttiva dell’Etna, che ha dato origine a una nuova colata lavica a quota 3.000 metri sul versante meridionale della Bocca Nuova, come confermato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). La nuova bocca effusiva si è aperta nella mattinata di domenica, generando un flusso di lava che si dirige verso sud, alimentando una colata che ha raggiunto una lunghezza di circa 3 chilometri.
Monitoraggio e caratteristiche dell’eruzione
Le attività di sorveglianza da parte del personale INGV sono in corso con rilievi sul terreno per valutare l’evoluzione del fenomeno. Dal punto di vista sismico, non sono state registrate variazioni significative: la sorgente del tremore vulcanico si localizza intorno ai 2.800 metri, tra la Voragine e il cratere di Nord Est, e non si segnala attività infrasonica rilevante. Al momento, non vi è emissione di cenere, condizione che consente all’aeroporto di Catania di rimanere operativo, anche se permane un’allerta arancione per i voli. Alcuni settori dello spazio aereo nei pressi del vulcano, in particolare a nord-est e a est, sono stati temporaneamente chiusi come misura precauzionale.
Dinamiche e contesto eruttivo
L’ultima fase eruttiva è iniziata il 6 febbraio 2025 con un’attività esplosiva ed effusiva, caratterizzata da esplosioni stromboliane e emissioni laviche da diverse bocche crateriche, tra cui quella aperta alla base meridionale della Bocca Nuova a quota 3.050 metri e da bocche sul fianco occidentale del Cratere di Sud-Est che hanno prodotto emissioni di cenere e attività esplosiva. La colata lavica attuale si muove tra il cono principale del 1610 e l’antico cratere Monte Pecoraro, avanzando nella valle sottostante.
L’INGV sottolinea che questa fase è accompagnata da una frequenza elevata di attività stromboliana e emissioni laviche, con possibilità di evoluzione verso fenomeni più energetici, come colonne eruttive, nubi di cenere e flussi piroclastici. Questi sviluppi sono monitorati costantemente attraverso una rete strumentale che registra dati sismici, gravimetrici, magnetici e chimici, fondamentali per interpretare i precursori dell’attività vulcanica.
L’Etna, un vulcano il cui processo formativo ha radici nel Quaternario, continua a rappresentare uno dei più attivi e studiati vulcani al mondo, con un impatto significativo sull’ambiente e sulle attività umane in Sicilia.






