Pavia, 16 dicembre 2025 – Il delitto di Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007, continua a suscitare interesse e nuovi sviluppi a quasi vent’anni dal tragico evento che ha visto come vittima Chiara Poggi, assassinata nella sua abitazione di via Giovanni Pascoli, a Garlasco (PV). Le indagini e i processi hanno condotto alla condanna definitiva di Alberto Stasi, il fidanzato della vittima, ma un’inchiesta recente e nuove prove scientifiche stanno riaprendo la questione, ponendo l’attenzione su un altro possibile indagato.
Nuove intercettazioni e tensioni nel caso Stasi
Le ultime rivelazioni, diffuse dal programma Quarta Repubblica, hanno portato alla luce intercettazioni telefoniche esclusive, mai trasmesse integralmente prima, che mostrano il clima di ansia e paura vissuto da Stasi nei giorni immediatamente successivi all’omicidio di Chiara Poggi. Le conversazioni del 23 agosto 2007, tra Alberto e il padre Nicola, si caratterizzano per la reiterata affermazione di innocenza da parte del giovane, che si sente incastrato per mancanza di un alibi solido. Un’altra intercettazione del 15 novembre 2007, questa volta con il legale Giarda, evidenzia come Stasi tenti di giustificare i suoi spostamenti nella mattina del delitto, sostenendo di essere rimasto pochi secondi nella villetta e di aver agito in preda al panico.
Tali dichiarazioni riaccendono il dibattito sulla dinamica dell’omicidio e sull’orario esatto, che tra i vari gradi di giudizio è stato fissato tra le 9:12 e le 9:35, un arco temporale incompatibile con l’alibi fornito da Stasi.
La nuova pista: Andrea Sempio e il Dna sulle unghie di Chiara Poggi
Negli ultimi mesi, un elemento cruciale ha riaperto il caso: la conferma definitiva, ottenuta tramite perizia «super partes», della corrispondenza tra il Dna Y di Andrea Sempio e quello rinvenuto sulle unghie di Chiara Poggi. Tale prova, accertata durante un incidente probatorio e considerata dal Tribunale come elemento di prova, rappresenta una svolta significativa. Andrea Sempio, all’epoca dei fatti 19enne e amico del fratello della vittima, è ora indagato dalla Procura di Pavia.
Le analisi scientifiche escludono la presenza del Dna di Stasi e di altri membri della famiglia Poggi sui reperti biologici, alimentando dubbi sulla colpevolezza di Stasi. La principale controversia riguarda ora come il Dna di Sempio sia finito sulle mani della vittima: la Procura ritiene che Chiara si sia lavata accuratamente poco prima dell’aggressione, il che spiegherebbe l’assenza del Dna familiare e confermerebbe la presenza di Sempio sulla scena del crimine. Tuttavia, la difesa di Sempio sostiene che si tratti di contaminazione, ipotesi finora non supportata da evidenze scientifiche.






