Genova, 25 giugno 2025 – Emanuele Dotto, celebre giornalista e radiocronista italiano, ha recentemente condiviso con grande sincerità il suo percorso di vita segnato dalla diagnosi di sclerosi multipla progressiva, malattia neurodegenerativa autoimmune che ha modificato radicalmente il suo modo di vivere e vedere il mondo. Dopo una carriera lunga e brillante, conclusasi con la pensione nel 2019, la scoperta della malattia è arrivata un mese dopo, all’età di 67 anni e sei mesi. Oggi Dotto, che ha appena compiuto 73 anni, racconta come affronta il lento peggioramento dei sintomi, mantenendo comunque viva la mente e la memoria grazie al sostegno della famiglia.
Emanuele Dotto e la sfida della sclerosi multipla
“Ho visto, ho guardato, ho raccontato, mi sono divertito”, sintetizza il noto radiocronista la sua vita professionale, che ha attraversato oltre quattro decenni di sport e cronache. Tuttavia, la sua nuova sfida è la convivenza con la sclerosi multipla, diagnosticata proprio dopo il suo ritiro dal lavoro. “Peggioro lentamente, ma senza prospettive certe – spiega a Maurizio Crosetti di Repubblica – e non ce la farei senza mia moglie Marina e mia figlia Emanuela”. La malattia lo costringe a passare molto tempo in carrozzina nel giardino della scuola elementare di Genova Quinto, dove si dedica ad ascoltare musica e leggere, definendo questo tempo “sopravvivendo”. Nonostante le limitazioni fisiche, Dotto sottolinea che “il corpo va dove vuole, la mente invece per fortuna no”.
L’esperienza di Dotto è emblematica anche nel ricordo dei grandi maestri delle radiocronache sportive: “Roberto Bortoluzzi, capace e gentile; Massimo De Luca, un signore; Enrico Ameri, incredibilmente rapido e versatile; Sandro Ciotti, un fuoriclasse”. Ricorda inoltre come un tempo il calcio fosse “la messa cantata della domenica”, un rituale collettivo scandito dalle partite in contemporanea e dai commenti radiofonici che univano gli appassionati.
Cos’è la sclerosi multipla: caratteristiche e diffusione
La sclerosi multipla (SM), nota anche come sclerosi a placche o sclerosi disseminata, è una malattia autoimmune cronica che colpisce il sistema nervoso centrale causando la demielinizzazione, ovvero la perdita della guaina mielinica che isola le fibre nervose. Questo provoca difficoltà nella trasmissione degli impulsi nervosi e può portare a una grande varietà di sintomi neurologici, quali debolezza muscolare, problemi di equilibrio, disturbi visivi e cognitivi. La malattia può avere forme recidivanti o progressive e, pur non essendoci ancora una cura definitiva, sono disponibili terapie in grado di rallentarne la progressione e migliorare la qualità della vita.
La SM si manifesta prevalentemente tra i 20 e i 40 anni, con una prevalenza maggiore nelle donne (rapporto 3 a 1 rispetto agli uomini). In Italia sono circa 144.000 le persone affette, con una maggiore concentrazione in regioni come la Sardegna. A livello globale sono stimati circa 2,8 milioni di casi, con una distribuzione più frequente nelle zone temperate lontane dall’equatore, come Nord Europa, Stati Uniti e Australia meridionale.
La malattia nella vita quotidiana e la speranza nella ricerca
Come racconta Dotto, la diagnosi di sclerosi multipla rappresenta un cambiamento profondo e una sfida quotidiana. La progressione lenta e inevitabile della malattia impatta sull’autonomia fisica, ma non cancella la ricchezza della mente e delle relazioni familiari e sociali. La presenza di una rete di supporto è fondamentale per affrontare i momenti difficili.
La ricerca scientifica continua a fare passi avanti per capire meglio le cause multifattoriali della SM, che coinvolgono aspetti genetici, ambientali e immunitari. Nel frattempo, i progressi terapeutici permettono a molte persone di mantenere una buona qualità di vita e un’aspettativa di vita non molto distante dalla norma, come sottolinea l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM).
Emanuele Dotto, con la sua storia, offre una testimonianza preziosa sul valore della resilienza e dell’adattamento di fronte a una malattia complessa e imprevedibile. Anche in condizioni di difficoltà, la sua esperienza evidenzia come l’affetto e la passione per la vita possano rappresentare un salvagente importante.






