Modena, 1 novembre 2025 – È ancora alta l’attenzione su Elia Del Grande, il protagonista della tristemente nota “strage dei fornai” consumata il 7 gennaio 1998 a Cadrezzate, nel Varesotto. All’epoca, a soli 22 anni, Del Grande uccise con un fucile il padre Enea (58 anni), la madre Alida (53) e il fratello Enrico (38), proprietari di alcune panetterie. Dopo aver scontato 25 anni di carcere, è stato sottoposto a una misura di sicurezza presso la casa lavoro di Castelfranco Emilia (Modena). Tuttavia, secondo le ultime notizie, si è allontanato dalla struttura facendo perdere le sue tracce.
Elia Del Grande, il passato drammatico e la condanna
La vicenda di Elia Del Grande è stata una delle più dolorose della cronaca nera italiana del dopoguerra. Dopo il triplice omicidio, il giovane tentò una fuga verso Santo Domingo, dove la famiglia possedeva alcuni beni, ma fu bloccato e arrestato in Svizzera. Condannato a 30 anni di reclusione, la sua pena fu ridotta in appello, ma rimase comunque una sentenza severa che lo privò anche di ogni diritto sull’eredità familiare. Nel 2015, tentò un’evasione dal carcere di Pavia, poi sventata dalla Digos, ma nel 2019 la sua figura tornò alla ribalta a causa di denunce e controversie successive alla sua scarcerazione.
La vita dopo il carcere: la Sardegna e il tentativo di normalità
Oggi, a 49 anni, Elia Del Grande vive in Sardegna, dove si dedica a lavori di giardinaggio, sistemazione delle piante e potature. Intervistato recentemente, ha dichiarato di essere un uomo libero, senza carichi pendenti, e di aver saldato i suoi conti con la giustizia. Nonostante il tentativo di ricostruire una vita lontano dal passato, denuncia un “accanimento post scarcerazione” da parte di alcuni media e cittadini. Ha ammesso di tornare di tanto in tanto a Varese e a Cadrezzate, dove alcuni lo riconoscono, ma molti non lo identificano più come il giovane di allora.
Il ricordo indelebile della strage e l’impatto sulla comunità
Il brigadiere Giovanni Tabilio, che per primo entrò nell’abitazione dei Del Grande la notte della strage, ha rievocato la drammaticità di quell’evento che ha segnato profondamente il basso Verbano e l’intera provincia di Varese. La testimonianza del militare, oggi in pensione, mette in luce il peso emotivo e professionale di quella notte: “È stata una notte lunghissima, con un lago di sangue in casa, una ferita aperta nella comunità”. Tabilio sottolinea come, nonostante il tempo trascorso, il ricordo di quella tragedia resti vivido, così come il senso di giustizia e rispetto verso le vittime.
Questa vicenda, rievocata anche in trasmissioni come Storie Maledette di Franca Leosini, continua a suscitare interesse e dibattito, non solo per i fatti in sé ma anche per le implicazioni sul sistema penitenziario e sulla possibilità di reinserimento sociale di persone con un passato così segnato.






