Ibiza, 4 agosto 2025 – Proseguono le indagini sulla morte di Michele Noschese, noto come Dj Godzi, il giovane dj napoletano trovato senza vita nella sua abitazione a Ibiza nella notte tra il 18 e il 19 luglio scorso. Slitta l’autopsia sul corpo del 35enne, come reso noto dal padre Giuseppe Noschese, medico e noto professionista nel campo della medicina d’emergenza.
Nuovi accertamenti disposti dalla Procura
Il pubblico ministero della Procura di Roma ha disposto di effettuare ulteriori accertamenti tecnici preliminari all’autopsia, tra cui una tac total body e una risonanza magnetica cerebrale, richiesti dai legali della famiglia per integrare la prima perizia, giudicata incompleta. Questo ha comportato un inevitabile prolungamento dei tempi, rendendo al momento impossibile fissare una data certa per l’esame autoptico e, di conseguenza, per i funerali. Il padre di Michele ha assicurato che fornirà tempestive comunicazioni non appena ci sarà conferma ufficiale sulla data dell’autopsia e il dissequestro della salma, così da poter organizzare le esequie.
Gli esami preliminari avevano evidenziato una necrosi polmonare, l’assenza di segni di violenza esterna e la presenza di diverse sostanze stupefacenti nel corpo del dj. Tuttavia, la famiglia contesta questi risultati e chiede chiarezza sulle circostanze del decesso, sostenendo che Michele sarebbe stato immobilizzato con manette a polsi e caviglie dalla polizia spagnola, poi picchiato e lasciato in condizioni critiche.
Versioni contrastanti e attesa di giustizia
Le autorità spagnole, tramite la Guardia Civil, hanno diffuso una versione secondo cui il dj era sotto l’effetto di droghe, in preda ad allucinazioni, e avrebbe minacciato un vicino con un coltello, motivo per cui era stato bloccato dagli agenti. La morte sarebbe avvenuta per arresto cardiaco sul posto, nonostante i tentativi di rianimazione.
Il padre Giuseppe Noschese, ex primario del Trauma Center del Cardarelli di Napoli, ha smentito questa ricostruzione e ha presentato un esposto per ipotizzare l’omicidio volontario, chiedendo l’identificazione degli agenti coinvolti e l’acquisizione dei filmati dell’intervento. “Non cerco vendetta, ma solo giustizia”, ha dichiarato, sottolineando che il figlio era stato ammanettato e colpito mentre ansimava, senza che venissero subito chiamati i soccorsi medici.
La vicenda è seguita con attenzione dalla Farnesina, che ha assicurato il sostegno alla famiglia tramite il console italiano a Ibiza. Intanto si attende nelle prossime ore l’ok ufficiale per i nuovi esami medico-legali, fondamentali per fare luce su una morte avvolta dal mistero e dalle versioni contrapposte.
