Lodi, 16 dicembre 2025 – Un verdetto atteso da quasi cinque anni ha fatto luce sulle responsabilità del disastro ferroviario che il 6 febbraio 2020 sconvolse il Lodigiano. Il deragliamento di un Frecciarossa lanciato a quasi 300 chilometri orari costò la vita a due macchinisti e provocò il ferimento grave di dieci passeggeri. Oggi il tribunale di Lodi ha pronunciato tre condanne e due assoluzioni in primo grado, chiudendo una fase cruciale di uno dei processi più complessi legati alla sicurezza ferroviaria italiana.
Il verdetto del tribunale di Lodi
I giudici hanno riconosciuto colpe penali per tre imputati, stabilendo pene differenti in base ai ruoli ricoperti. Valerio Giovine, all’epoca responsabile della produzione di Rfi, è stato condannato a tre anni e due mesi di reclusione. Condanna anche per Marco Caccioppoli, operaio montatore di Alstom Ferroviaria, che ha ricevuto una pena di due anni e otto mesi, e per Giovanni Iantorno, collaudatore degli attuatori nello stabilimento Alstom, condannato a due anni e dieci mesi. Sono invece stati assolti per insufficienza di prove i due ingegneri Andrea Morganti e Francesco Muscatello.
Il deragliamento del Frecciarossa nel 2020 a Livraga
L’incidente avvenne nei pressi di Livraga, nel Lodigiano, mentre il treno ad alta velocità viaggiava da Milano verso Salerno. Il convoglio uscì dai binari a una velocità di 298 chilometri orari, terminando la corsa su un binario morto. Nell’impatto persero la vita i due macchinisti, Mario Dicuonzo e Giuseppe Cicciù, mentre dieci persone a bordo riportarono ferite gravi.
Il ruolo del pezzo difettoso nello scambio
Secondo quanto emerso nel processo, all’origine del disastro ci sarebbe stato un componente difettoso installato nello scambio ferroviario. Si trattava di un attuatore prodotto nel settembre 2019 nello stabilimento Alstom di Firenze e fornito a Rfi nell’ambito della sostituzione periodica di componenti risalenti a dieci anni prima, all’attivazione della linea. All’interno del pezzo era presente un’inversione dei fili, una circostanza che, secondo le difese, non si era mai verificata in precedenza e che ha avuto conseguenze decisive sulla sicurezza del tracciato.
Le responsabilità tecniche sotto accusa
Il processo ha ricostruito una catena di responsabilità che ha coinvolto la produzione, il montaggio e il collaudo del componente difettoso. In particolare, è stato contestato a uno degli imputati di aver avvitato due fili nella posizione sbagliata all’interno di una morsettiera, un errore che avrebbe contribuito in modo determinante al malfunzionamento dello scambio e al successivo deragliamento del treno.
I risarcimenti e le parti civili
Nel procedimento è stata riconosciuta anche la responsabilità civile. Il tribunale ha disposto un risarcimento di 50 mila euro a favore della Filt Cgil Lombardia, che si era costituita parte civile nel processo. La decisione rappresenta un riconoscimento formale del danno subito non solo dalle vittime dirette, ma anche dal mondo del lavoro ferroviario.
Un processo chiave per la sicurezza ferroviaria
La sentenza di primo grado segna un passaggio importante nella lunga vicenda giudiziaria del disastro di Livraga. Pur restando aperta la possibilità di ricorsi nei successivi gradi di giudizio, il procedimento ha riportato al centro dell’attenzione il tema della manutenzione, dei controlli e delle responsabilità nella gestione delle infrastrutture ferroviarie ad alta velocità, un nodo cruciale per la sicurezza del sistema dei trasporti italiani.
