L’uomo era stato arrestato da poco per un recente furto in una farmacia
Un detenuto di 30 anni è stato trovato morto nella sua cella del carcere di Gorizia. Escluse responsabilità esterne e gesti autolesionistici, si ipotizza un malore. La vittima, con problemi di tossicodipendenza, era stata arrestata per un furto di medicinali. È stata disposta un’autopsia. Il segretario del Sindacato di polizia penitenziaria evidenzia l’assenza di cure adeguate e il problema dei lunghi accertamenti sulle cause di morte nelle prigioni.
Un drammatico episodio ha scosso il carcere di Gorizia, dove un uomo di 30 anni, originario di Trieste dove risulta residente, è stato trovato senza vita nella sua cella. La scoperta è avvenuta nella serata di ieri, quando il personale di sorveglianza ha immediatamente allertato le autorità competenti. Le prime informazioni indicano che non ci sarebbero segni di violenza o di un gesto autolesionistico, e al momento si ipotizza che la morte possa essere dovuta a un malore.
Il giovane detenuto era stato arrestato pochi giorni fa, accusato di furto in una farmacia di Staranzano, nel Goriziano, dove era stato colto in flagranza di reato insieme a un complice. I due tentavano di rubare medicinali scaduti e inutilizzabili. La sua storia è segnata da problematiche di tossicodipendenza, un fattore che ha sollevato interrogativi sulla qualità delle cure e dell’assistenza sanitaria fornite all’interno del sistema penitenziario.
La scoperta del decesso
La tragica scoperta è avvenuta attorno alle 20:00, quando il personale di sorveglianza ha trovato il giovane senza vita. Secondo le informazioni disponibili, il detenuto era stato arrestato per un furto avvenuto presso una farmacia a Staranzano, dove era stato sorpreso a rubare medicinali scaduti. La situazione del giovane, già segnata da problemi di dipendenza, ha sollevato interrogativi sull’assistenza sanitaria all’interno dell’istituto penitenziario. Per accertare le cause del decesso, è stata disposta un’autopsia.
Il commento del sindacato di polizia penitenziaria
Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria, ha commentato la situazione, sottolineando come il carcere continui a essere un luogo in cui si registrano decessi sia per suicidio che per “altre cause”. Di Giacomo ha messo in evidenza che queste “altre cause” spesso nascondono situazioni di degrado e mancanza di assistenza medica adeguata, specialmente per i detenuti con problemi di salute mentale o dipendenze. Ha definito come “indegno” il fatto che le cause di morte in cella non vengano identificate in tempi ragionevoli e che, in molti casi, gli accertamenti non portino a risultati soddisfacenti.
Indagini in corso sulle condizioni di vita e autopsia
Per fare chiarezza sulle cause del decesso, è stata disposta un’autopsia, che dovrà fornire risposte decisive. Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria, ha commentato la situazione, sottolineando come sia inaccettabile che continuino a verificarsi morti in carcere, sia per suicidio che per “altre cause”. Secondo Di Giacomo, dietro queste “altre cause” si celano spesso situazioni di grave disagio, come nel caso di questo giovane, che ha evidenziato l’assenza di un’adeguata assistenza sanitaria per i detenuti.
Le autorità competenti stanno ora indagando ulteriormente sulla salute del detenuto e sulle condizioni in cui viveva, per capire se vi siano state violazioni dei diritti umani o carenze nel sistema penitenziario. Questo caso riporta l’attenzione su un tema spinoso: la gestione della salute dei detenuti, un aspetto spesso trascurato nel dibattito pubblico, ma fondamentale per garantire il rispetto della dignità umana all’interno delle carceri italiane.
Una realtà allarmante
Le sue parole mettono in luce una realtà allarmante: le indagini sulle morti in carcere tendono a dilungarsi nel tempo, con risultati che, in molti casi, rimangono senza risposta. Questa mancanza di trasparenza alimenta un clima di sfiducia e preoccupazione, sia per i detenuti che per le loro famiglie, che si trovano a fronteggiare situazioni già di per sé drammatiche.
La vicenda di Gorizia rappresenta solo l’ultimo di una serie di eventi che richiedono un’attenzione urgente e riforme nel sistema penitenziario italiano. È fondamentale che si faccia luce su queste problematiche per garantire un trattamento dignitoso e umano a tutti i detenuti.






