Palermo, 29 dicembre 2025 – Il Tribunale del Riesame di Palermo ha confermato gli arresti domiciliari per l’ex prefetto Filippo Piritore, accusato di aver orchestrato un depistaggio nelle indagini sull’omicidio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana assassinato 45 anni fa. Nelle motivazioni della decisione, i giudici sottolineano la “chiara e pervicace attitudine ad alterare il processo di formazione della prova” da parte di Piritore, evidenziandone la “speciale disinvoltura” nel fornire false informazioni specifiche e nel perseguire una falsa pista investigativa.
Rischio di reiterazione del reato e necessità della misura detentiva
I magistrati hanno evidenziato come la gravità della condotta e la determinazione dimostrata escludano la mera occasionalità del reato, lasciando trasparire un concreto rischio di ripetizione del comportamento criminoso. Tale rischio, spiegano, può essere efficacemente contrastato solo tramite una misura detentiva, per impedire a Piritore di avvalersi di contatti personali che potrebbero compromettere l’accertamento della verità processuale. L’ex prefetto, in stato di quiescenza, sarebbe ancora inserito in un “reticolo di contatti” utilizzabili per influenzare le indagini.
Il depistaggio e il danno alle indagini sull’omicidio Mattarella
Secondo gli inquirenti, Piritore avrebbe fatto sparire, tramite una serie di false relazioni di servizio, un elemento cruciale delle investigazioni: il guanto lasciato dai killer nell’auto utilizzata per la fuga. Questo gesto avrebbe irrimediabilmente compromesso la raccolta delle prove e la direzione delle indagini sull’omicidio di Piersanti Mattarella, figura politica di rilievo e simbolo della lotta contro la mafia in Sicilia. Mattarella, presidente della Regione dal 1978 fino al suo assassinio nel 1980, è stato protagonista di un’azione di riforma e moralizzazione della politica regionale, e la sua morte resta una delle pagine più oscure della storia italiana recente.
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