Milano, 27 settembre 2025 – Il caso del delitto di Chiara Poggi si arricchisce di un nuovo capitolo. Gli inquirenti stanno esaminando la sparizione di 30 mila euro dal conto corrente del padre di Andrea Sempio, amico della vittima e più volte sfiorato dalle indagini. La vicenda solleva dubbi sulle modalità di gestione delle prime fasi processuali e riporta al centro i rapporti tra la famiglia Sempio e gli ambienti giudiziari.
I bonifici delle zie e il nodo del denaro
Secondo quanto ricostruito, il denaro sarebbe arrivato attraverso bonifici disposti da due zie di Andrea Sempio. La provenienza dei fondi e le finalità restano da chiarire. Gli inquirenti ipotizzano che quei soldi possano essere stati destinati a condizionare in qualche modo le indagini o a coprire spese legali.
Le intercettazioni scomparse
A rendere ancora più intricata la vicenda è la sparizione di alcune intercettazioni considerate rilevanti. Materiali che avrebbero potuto gettare luce sui rapporti tra Sempio e il contesto investigativo, ma che risultano oggi non disponibili. La loro assenza rappresenta un tassello mancante in un’inchiesta che da anni solleva polemiche.

L’appunto su Venditti
Tra gli elementi agli atti emerge anche un appunto che cita il pm Vincenzo Venditti, all’epoca titolare delle indagini. Nella nota, sequestrata dagli investigatori, comparirebbe la frase “Archivia per 20-30”, interpretata come un riferimento a una possibile somma di denaro per ottenere l’archiviazione. L’ipotesi è al vaglio della Procura, che non esclude sviluppi giudiziari.
La posizione di Andrea Sempio
Andrea Sempio non è mai stato formalmente indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. La sua figura, tuttavia, è rimasta a lungo sullo sfondo del procedimento che ha portato alla condanna di Alberto Stasi. Oggi il suo nome torna a essere associato a dinamiche che sollevano interrogativi sulla correttezza delle prime fasi investigative.
Un caso che non smette di far discutere
Il delitto di Garlasco continua a riempire le cronache e a dividere l’opinione pubblica. A 18 anni dalla morte di Chiara Poggi, la vicenda appare ancora lontana da una verità definitiva. Ogni nuovo dettaglio rischia di riaprire ferite e di mettere in discussione l’impianto accusatorio che ha portato Stasi in carcere.






