Roma, 18 giugno 2025 – Un nuovo inquietante sviluppo emerge nel caso della tragedia di Villa Doria Pamphili, dove il corpo di una neonata di pochi mesi e quello della madre sono stati ritrovati senza vita. L’uomo fermato in Grecia con l’accusa di omicidio, inizialmente noto come Rexal Ford, ha una identità ben diversa: si chiama Francis Kaufmann.
La vera identità di Francis Kaufmann e le sue false identità
Secondo quanto confermato dalla Procura di Roma e dall’FBI, il passaporto esibito dall’uomo, sebbene autentico, riportava un nome falso, ottenuto tramite autocertificazione negli Stati Uniti. Kaufmann, 46 anni, cittadino statunitense, ha vissuto in diversi Paesi tra cui Malta, Russia, Nuova Zelanda e Islanda, prima di stabilirsi in Italia. A Malta avrebbe assunto l’identità di un regista e produttore cinematografico, fondando la società Tintagel Films e millantando progetti cinematografici per milioni di euro.
In Italia, Kaufmann ha utilizzato non solo il nome di Rexal Ford, ma anche un secondo alias, Matteo Capozzi. Gli inquirenti stanno analizzando tre schede telefoniche e le transazioni bancarie legate a carte di credito intestate a lui per ricostruire i suoi movimenti e le sue frequentazioni nelle settimane precedenti l’omicidio.
I fatti e le indagini sul ritrovamento a Villa Doria Pamphili
I corpi della neonata, strangolata, e della madre sono stati rinvenuti il 7 giugno scorso nel grande parco storico romano di Villa Doria Pamphili, uno dei più estesi e suggestivi spazi verdi pubblici della capitale. La donna, che si sarebbe presentata come Stella Ford, risulta anch’essa di identità incerta e senza documenti ufficiali, probabilmente di origine russofona.
La coppia con la bambina era stata avvistata più volte nei pressi della villa e in altre zone di Roma, spesso frequentando il mercato di San Silverio in zona San Pietro, dove si lavavano anche nei bagni pubblici. Un testimone ha raccontato di averli visti accampati nel parco per almeno tre settimane.
Francis Kaufmann è stato arrestato il 13 giugno sull’isola greca di Skiathos, dove si trovava dopo la tragedia. Attualmente è detenuto in Grecia e si oppone all’estradizione in Italia. Le autorità italiane hanno inviato la richiesta formale di consegna, ma la decisione spetterà alla magistratura ellenica.
Le indagini proseguono con l’analisi dei dispositivi elettronici sequestrati e delle transazioni finanziarie, mentre si attende l’esito del test del DNA che potrebbe confermare la parentela tra l’uomo e la neonata.






