Cuneo, 31 ottobre 2025 – Un imprevisto tecnico ha determinato il rinvio dell’udienza penale presso il tribunale di Cuneo, dove era previsto l’esame di un caso riguardante una violazione del Daspo urbano. La mancata risposta da parte del carcere cittadino ha impedito di accertare la volontà dell’imputato detenuto di rinunciare alla comparizione, costringendo la giudice a rinviare la sentenza all’11 novembre.
Problemi di comunicazione tra tribunale e carcere
L’udienza si è svolta in un clima di incertezza, poiché la cancelleria del tribunale non è riuscita a contattare il carcere locale né nel pomeriggio precedente né nella mattinata odierna. La giudice Elisabetta Meinardi, che ha presieduto l’udienza, ha fatto mettere a verbale che l’impossibilità di stabilire un collegamento con la casa circondariale ha impedito la prosecuzione del procedimento, che è stato quindi rinviato. Durante la nuova udienza sarà nuovamente ascoltato anche il carabiniere che aveva già deposto.
L’imputato, un 30enne con precedenti penali, era stato già condannato una settimana fa a sette mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale e inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. In quell’occasione aveva rifiutato sia la traduzione in aula sia la sottoscrizione della rinuncia a comparire.
Il rinvio del processo
Nel corso dell’udienza, la giudice si era ritirata in camera di consiglio, luogo riservato dove il giudice o il collegio giudicante prendono decisioni che non vengono immediatamente formalizzate in aula. Questa modalità processuale, disciplinata dal codice di procedura penale, prevede che la partecipazione delle parti sia facoltativa e che il procedimento si svolga senza pubblico, permettendo un esame più rapido delle questioni.
La mancata comunicazione con il carcere ha impedito l’esercizio dei diritti dell’imputato, che ha comunque il diritto di partecipare all’udienza se detenuto nella stessa circoscrizione territoriale del tribunale. Se detenuto altrove, il magistrato di sorveglianza competente deve provvedere all’audizione prima dell’udienza camerale. Nel caso in esame, l’impossibilità di avere conferme dalla casa circondariale ha obbligato al rinvio del processo, garantendo così il diritto di difesa e il regolare svolgimento del procedimento.






