Roma, 16 luglio 2025 – Il giudice monocratico di Roma ha emesso una sentenza che ha visto due condanne e un’assoluzione nei confronti di tre carabinieri coinvolti nel processo per depistaggio durante le indagini sul caso di Stefano Cucchi. Il procedimento giudiziario riguarda le accuse di falso e depistaggio emerse nel corso delle indagini sull’omicidio del geometra romano, deceduto nel 2009 mentre era sotto custodia cautelare.
Cucchi, le condanne ai carabinieri
Il tribunale ha inflitto una pena di 3 anni e 6 mesi al maresciallo Giuseppe Perri e di 4 anni a Prospero Fortunato, all’epoca capitano e comandante della sezione infortunistica e polizia giudiziaria presso il nucleo Radiomobile di Roma. Entrambi sono stati ritenuti responsabili di aver dichiarato il falso durante il processo, con contestazioni che hanno riguardato i reati di depistaggio e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici.
L’assoluzione di Maurizio Bertolino
Assolto con formula piena perché il fatto non sussiste Maurizio Bertolino, all’epoca dei fatti maresciallo presso la stazione di Tor Sapienza. Nei confronti dei tre militari si erano concentrate le attenzioni della giustizia in seguito alle rivelazioni di falsità emerse durante le indagini sulle modalità di gestione del caso Cucchi, che ha suscitato grande attenzione pubblica e mediatica in Italia.
La vicenda di Stefano Cucchi ha rappresentato uno dei casi più eclatanti di violenza e depistaggio nell’ambito delle forze dell’ordine italiane, con successive condanne definitive per i carabinieri coinvolti nell’omicidio preterintenzionale del giovane. Le condanne di oggi si inseriscono nel più ampio quadro giudiziario che ha visto la famiglia Cucchi impegnata in una tenace battaglia per la verità e la giustizia.
Le parole della sorella Ilaria
La senatrice Ilaria Cucchi, attivista e politica indipendente di sinistra eletta nel 2022, ha espresso profonda gratitudine verso il pubblico ministero Giovanni Musarò, definendolo un esempio di «servitore dello Stato con il coraggio di guardare in faccia la verità, anche quando questa fa più male».
«Il pm Musarò ha ridato fiducia a me, alla mia famiglia e a tantissimi cittadini che in questi anni hanno provato sulla propria pelle cosa significa sentirsi soli in un’aula di tribunale», ha dichiarato Ilaria Cucchi, sottolineando come le due condanne pronunciate oggi siano «pesantissime» e rappresentino un segnale importante contro ogni forma di ostacolo alla ricerca della verità.
Ilaria Cucchi è da anni impegnata nella battaglia per i diritti civili e umani, portando avanti l’eredità del fratello Stefano con iniziative pubbliche, associazioni come la Associazione Stefano Cucchi e proposte legislative, tra cui l’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano.






