Roma, 9 ottobre 2025 – Una porzione del tetto del carcere di Regina Coeli, situato nel rione Trastevere a Roma, è crollata nella giornata odierna. L’episodio, comunicato ufficialmente dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), non ha causato feriti. Immediatamente dopo l’accaduto, il nuovo capo del DAP, Stefano Carmine De Michele, si è recato sul posto per verificare la situazione e predisporre i necessari interventi.
Il crollo e le prime verifiche
Secondo quanto riferito, alcune zone dell’istituto penitenziario risultano al momento non agibili a causa del cedimento strutturale. Il tetto coinvolto fa parte di un complesso storico risalente al XVII secolo, trasformato in carcere tra il 1870 e il 1890. La struttura, con una capienza regolamentare di 628 posti ma attualmente sovraffollata con oltre 1100 detenuti, ha già subito vari interventi di manutenzione, ma resta vulnerabile a cedimenti in alcune aree. De Michele sta valutando “i necessari e urgenti provvedimenti da adottare per fronteggiare l’improvvisa situazione d’emergenza” emersa nell’istituto.
Le condizioni critiche di Regina Coeli e il suicidio nella VII sezione
Nella serata di ieri, un detenuto trentunenne, in attesa di giudizio e sottoposto a “grandissima sorveglianza” per precedenti atti autolesivi, si è tolto la vita impiccandosi alla porta della cella condivisa con altri due compagni. Nonostante la sorveglianza intensificata, il numero esiguo di agenti penitenziari – che durante il turno di notte si contano sulle dita di una mano – non è stato sufficiente a evitare il tragico evento. Attualmente, la popolazione detenuta a Regina Coeli è di 1.150 persone, a fronte di una capienza regolamentare di 628 posti, con un tasso di affollamento del 180%, il più alto nel Lazio e tra i più elevati in Italia.
I Garanti chiedono la chiusura immediata della VII sezione, da ristrutturare e destinare a un uso specifico, sottolineando che ogni misura di prevenzione del rischio suicidario è stata già ideata e applicata, ma che il sovraffollamento e la carenza di personale rendono inefficaci tali interventi.






