Palermo, 3 dicembre 2025 – Il gip del tribunale di Palermo, Carmen Salustro, ha disposto la misura degli arresti domiciliari per l’ex presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, coinvolto nell’inchiesta della procura palermitana su un vasto sistema di corruzione che avrebbe interessato gare d’appalto, nomine pubbliche e concorsi truccati. Nel provvedimento, tuttavia, il giudice non ha imposto l’uso del braccialetto elettronico, ritenendo che non sussistano esigenze di controllo continuativo. È stato invece stabilito il divieto assoluto di comunicazione per Cuffaro, al fine di evitare contatti con altri indagati o terzi coinvolti nell’ambito della pubblica amministrazione e dell’imprenditoria.

Un sistema corruttivo al centro dell’inchiesta
L’indagine condotta dalla Procura di Palermo ha fatto emergere l’esistenza di un vero e proprio “comitato d’affari” guidato, secondo l’accusa, proprio da Cuffaro. Questo gruppo avrebbe pilotato appalti pubblici, nomine ai vertici della sanità e concorsi pubblici, manipolando le procedure per favorire soggetti indicati dall’ex governatore.
Tra le gare oggetto di attenzione vi è la procedura per l’ausiliariato bandita dall’Asp di Siracusa. Secondo gli inquirenti, il direttore generale dell’Asp, Alessandro Maria Caltagirone, la cui nomina sarebbe stata sponsorizzata da Cuffaro, avrebbe favorito la società Dussmann Service S.r.l., in cambio di vantaggi quali il miglioramento delle condizioni contrattuali per dipendenti segnalati dall’ex presidente, la promessa di subappalti a ditte amiche e l’aumento del volume d’affari per un’altra società, la Euroservice S.r.l. di Sergio Mazzola. Quest’ultimo, presentato agli indagati come “amico personale” dal deputato Saverio Romano, figura anch’egli coinvolta nell’inchiesta, avrebbe svolto un ruolo chiave nella gestione degli appalti.
Nel corso dell’inchiesta sono stati inoltre contestati episodi di turbativa d’asta e corruzione legati a concorsi pubblici per l’assunzione di personale sanitario presso l’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello di Palermo. Roberto Colletti, ex direttore generale dell’azienda, e Antonio Iacono, direttore del Trauma Center e presidente della commissione esaminatrice, sono accusati di aver accettato promesse di favori, incarichi e sostegno politico da parte di Cuffaro e del suo uomo di fiducia Vito Raso, per alterare l’esito del concorso a favore di candidati indicati dall’ex governatore. Per questa vicenda, Colletti, Iacono e Cuffaro sono stati posti agli arresti domiciliari, mentre Raso è sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. È emerso inoltre che Raso avrebbe ricevuto in anteprima le tracce del concorso da pubblici ufficiali per favorire i candidati designati.
Le misure cautelari e le altre posizioni coinvolte
Il gip ha disposto gli arresti domiciliari anche per Roberto Colletti e Antonio Iacono, mentre per Vito Raso è stato stabilito l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Per Mauro Marchese e Marco Dammone, rappresentanti legali e funzionari della Dussmann Service, sono stati imposti l’obbligo di presentazione e il divieto di esercitare attività imprenditoriali per un anno.
Per altri indagati, tra cui Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Alessandro Caltagirone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Sergio Mazzola, Carmelo Pace (capogruppo della Democrazia Cristiana all’Assemblea Regionale Siciliana), Paolo Emilio Russo, Giovanni Giuseppe Tomasino e Alessandro Vetro, il gip ha respinto la richiesta di misure cautelari, non applicando alcun provvedimento restrittivo.
Tra le contestazioni figura anche il presunto passaggio di somme di denaro da parte dell’imprenditore Alessandro Vetro, tramite Cuffaro e Carmelo Pace, al direttore generale del Consorzio di bonifica occidentale della Regione Sicilia, Giuseppe Tomasino, con l’obiettivo di ottenere appalti pubblici. Per questa parte dell’inchiesta il gip ha rigettato la richiesta di arresti domiciliari.
Il passato di Cuffaro
È importante ricordare che l’ex presidente Cuffaro è noto per il suo lungo percorso politico, che lo ha visto alla guida della Regione Siciliana dal 2001 al 2008, e per la sua condanna definitiva a sette anni di reclusione per favoreggiamento a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio, scontata con la scarcerazione nel 2015.
Il giudice ha proceduto a interrogare gli indagati prima di emettere il provvedimento cautelare e ha rigettato la richiesta di arresto nei confronti di Saverio Romano, deputato e coordinatore di Noi Moderati, anch’egli coinvolto a vario titolo nell’inchiesta.
Questa complessa operazione giudiziaria rappresenta un’ulteriore tappa nell’attività della magistratura palermitana per contrastare le infiltrazioni corruttive nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione siciliana, con particolare attenzione al settore sanitario e agli appalti pubblici.
Le misure disposte dal gip confermano la gravità delle accuse e il tentativo di impedire ogni forma di contatto tra gli indagati per evitare possibili interferenze nelle indagini in corso.



