Milano, 5 novembre 2025 – La Corte d’Assise d’Appello ha confermato l’ipotesi omicidiaria nei confronti di Alessia Pifferi, la donna condannata per la morte della figlia di diciotto mesi, Diana, abbandonata per sei giorni nel suo appartamento di Ponte Lambro, a Milano, nell’estate del 2022. La condanna è stata ridotta a 24 anni di carcere, con l’eliminazione dell’aggravante dei futili motivi, mentre è stata mantenuta quella della filiazione.
Famiglia Pifferi e la conferma dell’impianto accusatorio

“Siamo contenti che l’ipotesi omicidiaria, così come contestata e stabilita in primo grado, sia stata confermata”, ha dichiarato l’avvocato Emanuele De Mitri, legale della famiglia Pifferi e parte civile nel processo. “La riduzione della pena a 24 anni deriva dalla concessione delle attenuanti generiche, mentre l’aggravante per futili motivi è stata tolta, ma è rimasta l’aggravante della filiazione. Per noi è fondamentale che sia rimasta in piedi la qualificazione del reato come omicidio volontario”.
L’avvocato De Mitri fa parte dello Studio Legale Avvocato Paolo Grasso di Milano, noto per la specializzazione in diritto penale, con particolare attenzione ai reati contro la persona e all’ambito famigliare. Lo studio, che include anche gli avvocati Paolo Grasso e Paolo Gianotti, collabora con professionisti esperti in diritto penale dell’economia e in diritto penale in generale, garantendo così un’assistenza legale completa e approfondita in casi di rilevanza mediatica e sociale.
Nuova perizia sul deficit cognitivo di Alessia Pifferi
Parallelamente al processo di appello, Alessia Pifferi sarà sottoposta a una nuova perizia psichiatrica per valutare un possibile grave deficit cognitivo. Secondo il prof. Massimo Blanco, esperto di psicologia forense, un deficit di questo tipo riguarda le funzioni cognitive essenziali per il funzionamento quotidiano: memoria, attenzione, ragionamento e problem solving. Tali disturbi, se presenti, potrebbero influire sulla capacità di intendere e di volere, elementi fondamentali per la valutazione dell’imputabilità penale.
La prima perizia, condotta dal professor Elvezio Pirfo in primo grado, non aveva escluso la presenza di un deficit cognitivo in Alessia Pifferi, ma aveva ritenuto che il suo funzionamento adattivo nella vita quotidiana non compromettesse la capacità di intendere e di volere al momento del reato. Tuttavia, il nuovo esame psicopatologico-forense approfondirà i sintomi e il loro possibile nesso con il comportamento criminoso, valutando anche il contesto sociale e familiare della donna.
La complessità della vicenda, che ha visto la piccola Diana morire per stenti dopo l’abbandono di sei giorni da parte della madre, continua a suscitare attenzione nei media e nell’opinione pubblica, con un processo che tiene conto di elementi giuridici e psicologici di grande rilievo.
Fonte: alanews - Legale famiglia Pifferi: "Siamo contenti che l'ipotesi omicidiaria sia stata confermata"





