Milano, 13 ottobre 2025 – È stata emessa oggi la sentenza nel processo che ha visto protagonista Cecilia Parodi, scrittrice e attivista, condannata per propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale e diffamazione aggravata dall’odio razziale a seguito di un video pubblicato su Instagram contenente dichiarazioni antisemite rivolte alla senatrice a vita Liliana Segre.
Cecilia Parodi, il processo e la sentenza
Il giudice per l’udienza preliminare (gup) di Milano, Luca Milani, ha condannato Cecilia Parodi a un anno e sei mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena. La sentenza fa seguito alla richiesta del pubblico ministero Leonardo Lesti, che aveva chiesto la stessa misura. Nel video al centro del procedimento, Parodi aveva espresso frasi esplicitamente ostili e discriminatorie, tra cui “odio tutti gli ebrei” e commenti offensivi rivolti alla sopravvissuta alla Shoah, Liliana Segre.
Il giudice ha inoltre disposto che la condannata pubblichi a sue spese la sentenza per venti giorni sul sito del Ministero della Giustizia. Sono state riconosciute provvisionali per danni morali a favore di tutte le parti civili coinvolte: 10mila euro a Segre, 5mila euro ciascuno per The International Association of Jewish Lawyers and Jurists e per l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, oltre a 500 euro per il presidente della prima associazione.
La vicenda giudiziaria trae origine dalla denuncia presentata da Liliana Segre nel 2024, dopo la diffusione del video choc che aveva suscitato ampia indignazione. Parodi, presente oggi in aula, ha espresso dispiacere per quanto accaduto, pur non rinnegando del tutto le proprie affermazioni.
Contesto e Conseguenze
Il caso aveva già destato attenzione nel luglio 2024, quando membri di Fratelli d’Italia della Commissione straordinaria per il contrasto dell’intolleranza e dell’antisemitismo avevano annunciato di voler portare il caso in Commissione. Parallelamente, è in corso un procedimento parallelo contro altri soggetti accusati di diffamazione aggravata dall’odio razziale nei confronti di Segre, con sette “hater” rinviati a giudizio e numerose indagini aperte per identificare ulteriori responsabili di offese online.
La senatrice Segre, sopravvissuta ai campi di concentramento e impegnata da anni nella lotta contro ogni forma di razzismo e antisemitismo, si è costituita parte civile nel processo assistita dall’avvocato Vincenzo Saponara. La sua testimonianza e il suo impegno istituzionale rappresentano un punto di riferimento nella battaglia contro l’odio razziale in Italia.
L’attenzione verso i crimini d’odio online si conferma alta, con la Procura di Milano che sta intensificando le azioni contro la diffusione di messaggi discriminatori e antisemiti, un fenomeno che continua a preoccupare le istituzioni e la società civile. Le motivazioni della sentenza di oggi saranno depositate entro 40 giorni.






