Una vicenda che sta suscitando forti emozioni e dibattiti ha coinvolto una famiglia residente in un bosco di Palmoli, in provincia di Chieti. Il Tribunale per i minorenni dell’Aquila ha disposto l’allontanamento dei tre figli minori della coppia, tra i 6 e gli 8 anni, con il contestuale collocamento in una casa famiglia. La decisione è stata motivata da un’ordinanza cautelare che evidenzia gravi criticità relative alla condizione abitativa e alla tutela dei diritti dei minori.
Allontanati i figli della famiglia che vive nel bosco a Palmoli: le motivazioni del Tribunale
L’ordinanza del Tribunale non si fonda su un presunto pericolo per il diritto all’istruzione dei bambini, ma principalmente sul rischio di lesione del diritto alla vita di relazione sancito dall’articolo 2 della Costituzione italiana. Secondo il provvedimento, infatti, la vita isolata nel bosco e la mancanza di adeguati rapporti sociali e con i coetanei possono causare gravi conseguenze psichiche ed educative.
Il Tribunale ha sottolineato la necessità di preservare il confronto tra pari, fondamentale per uno sviluppo equilibrato e completo, sia in ambito scolastico che extra-scolastico. Inoltre, la situazione abitativa è stata definita estremamente precaria: la famiglia vive in un rudere fatiscente privo di utenze e in una roulotte, condizioni che metterebbero a rischio l’integrità fisica dei minori. Il rifiuto da parte dei genitori di consentire le verifiche e i trattamenti sanitari obbligatori ha aggravato ulteriormente la situazione.
La perizia tecnica, eseguita da un geometra su incarico dei genitori, è stata ritenuta insufficiente a garantire la sicurezza e la salubrità dell’immobile. Mancano infatti garanzie sotto il profilo della sicurezza statica in caso di rischio sismico, dei sistemi elettrici, idrici e termici, oltre a condizioni igieniche e sanitarie adeguate. In base all’ordinanza, questa situazione comporta una presunzione legale di pregiudizio per l’integrità e l’incolumità fisica dei bambini.
La difesa della famiglia e le reazioni
Immediata la reazione della famiglia e del loro avvocato, Giovanni Angelucci, noto giornalista e difensore dei diritti, che ha annunciato ricorso contro la sentenza, definendo il provvedimento “falsità” e criticando in particolare le accuse relative all’istruzione domiciliare.
Secondo Angelucci, infatti, la contestazione dell’assenza di autorizzazione all’home schooling è ingiustificata, così come la critica all’attestato di idoneità della figlia maggiore per il passaggio alla terza classe, documento che sarebbe regolarmente protocollato e riconosciuto. L’avvocato ha sottolineato che la famiglia è stata vittima di un cortocircuito giudiziario e ha annunciato che i provvedimenti “non si commentano, ma si impugnano”.
Il papà dei bambini, Nathan, ha espresso con profonda sofferenza il proprio dolore: “Si sta distruggendo la vita di cinque persone”, ha detto in un’intervista. Ha definito la famiglia “felice” nel contesto naturale del bosco e ha manifestato incomprensione per la decisione di separarli così repentinamente. I bambini, ha aggiunto, sono stati costretti a lasciare la loro casa e a dormire in un luogo sconosciuto, con conseguenze emotive dolorose.






