Prosegue il processo a carico di Chiara Petrolini, la giovane accusata del duplice omicidio e soppressione di cadavere dei due neonati partoriti e sepolti nel giardino della sua abitazione a Traversetolo. La vicenda, che ha scosso l’opinione pubblica, si arricchisce di nuovi dettagli emersi durante l’ultima udienza in Corte d’Assise a Parma, dove è stata autorizzata una perizia psichiatrica per accertare la capacità di intendere e di volere della 22enne al momento dei fatti.
Il racconto dell’ex fidanzato di Chiara Petrolini
“Chiara mi disse che avevano trovato un bambino nel giardino di casa, ma non mi disse che era suo”. Con queste parole, Samuel Granelli — ex fidanzato di Chiara Petrolini e padre dei due neonati trovati sepolti in giardino — ha aperto la sua deposizione davanti alla Corte d’Assise di Parma.
Granelli ha ripercorso la relazione con l’imputata: “Ci siamo fidanzati a 16-17 anni, poi ci siamo lasciati nel 2022. Quando è scoppiato il caso, eravamo tornati insieme da settembre 2023. Raramente usavo contraccettivi, ma non ci siamo mai posti il problema di una gravidanza”.
“Non ho mai avuto la percezione che potesse essere incinta — ha aggiunto — né un sospetto, né un segnale, nemmeno quando era svestita”.
L’amico: “Oscillava tra il volerli tenere e il non sapere cosa fare”
In aula ha testimoniato anche Riccardo C., uno degli amici più vicini alla giovane di Traversetolo. “Mi ha detto che non sapeva cosa fare — ha raccontato —. C’erano momenti in cui avrebbe voluto tenerli e altri in cui no. Non voleva precludersi la possibilità di essere madre, ma è andata come è andata”.
Il ragazzo ha ricordato come nessuno del gruppo avesse notato le gravidanze di Chiara. “Dopo il ritrovamento del primo neonato — ha proseguito — ci spiegò che si aspettava che qualcuno di noi le chiedesse della gravidanza, perché credeva che si vedesse. Sperava che notassimo qualcosa”.
La foto del neonato e l’uscita dall’aula di Chiara Petrolini
Un momento di forte tensione si è registrato quando, durante la deposizione del medico del 118 Paolo Spada, sono state mostrate in aula le immagini del ritrovamento del primo neonato, morto e adagiato sull’erba del giardino di famiglia.
Alla vista della fotografia, Chiara Petrolini ha chiesto di uscire dall’aula, come già accaduto in una precedente udienza. Anche i genitori della ragazza, presenti tra il pubblico, hanno abbassato lo sguardo. Terminata la testimonianza del sanitario, l’imputata è rientrata in aula.
L’esperta: “Un’escalation asimmetrica, comportamento da serialità emotiva”
Nel corso della terza udienza, ha preso la parola la colonnella Anna Bonifazi, psicoterapeuta e responsabile della sezione di psicologia e criminologia del Racis dei Carabinieri.
“Nel caso di Chiara Petrolini — ha spiegato — siamo davanti a omicidi da escalation asimmetrica: un aumento del motore criminale che parte dall’immaginazione e prosegue fino alla realizzazione, senza possibilità di arrestarsi. Dopo l’atto, subentra un tentativo di rimanere impuniti”.
“Una seconda gravidanza cercata, con un tempo di raffreddamento minimo”
L’esperta ha aggiunto che i due eventi presentano forti somiglianze: “La seconda gravidanza è stata in qualche modo cercata. Se la prima si era conclusa in modo così tragico, sarebbe stato logico aspettarsi che non si ripetesse una simile azione. E invece, tra i due fatti, il tempo di raffreddamento è stato brevissimo”.
“Non è un gesto impulsivo — ha sottolineato Bonifazi —. C’è logica, pianificazione, serialità. La giovane appare in grado di entrare e uscire da situazioni emotivamente devastanti senza mostrarsi scossa. È un comportamento tipico di chi riesce a gestire, e perfino a replicare, atti ad altissimo impatto emotivo”.






