Bologna, 29 dicembre 2025 – Il Tribunale della Libertà di Bologna ha confermato la misura degli arresti domiciliari per Chiara Petrolini, la giovane di 22 anni accusata di aver ucciso e sepolto nel giardino di casa due neonati, suoi figli. L’organo giudiziario ha motivato la decisione sottolineando che il contesto familiare e ambientale della ragazza è profondamente mutato rispetto a quello originario, consentendo una valutazione meno rigida delle esigenze cautelari.
Il mutato contesto familiare e la misura degli arresti domiciliari per Chiara Petrolini
Secondo quanto emerge dal provvedimento depositato recentemente, il cambiamento del contesto in cui vive Chiara Petrolini, che ha caratterizzato la commissione dei gravissimi delitti, rappresenta un elemento che riduce il rischio di recidiva. La giovane si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Traversetolo, in provincia di Parma, dove è stata trasferita da settembre 2024. Il tribunale ha ritenuto che questa misura risponda ancora alle esigenze cautelari residue.
Tuttavia, il Tribunale ha evidenziato che, se il contesto familiare può rappresentare un efficace deterrente, lo stesso non si può dire per l’ambiente esterno. Per questo motivo, nel giugno scorso, è stata disposta anche l’applicazione del braccialetto elettronico per monitorare le autorizzazioni di uscita di cui la giovane usufruisce, soprattutto in relazione agli spostamenti per visite mediche e al percorso psichiatrico e psicoterapeutico intrapreso.
Il racconto dei due parti e le valutazioni giudiziarie
I verbali degli interrogatori di Chiara Petrolini, emersi durante le indagini, raccontano il dramma dei due parti avvenuti in completa solitudine nella taverna di casa. La giovane ha dichiarato di aver partorito in piedi, sul pavimento, afferrando i neonati al volo. Entrambi i bambini, nati vivi ma privi di suoni e con evidenti segni di sofferenza, sono stati successivamente sepolti nel giardino della villetta familiare.
Nel corso delle indagini è emerso che Chiara aveva nascosto entrambe le gravidanze, temendo il giudizio sociale. Nonostante ciò, non sono state riscontrate infermità mentali tali da compromettere la capacità di intendere e di volere della giovane, come confermato anche dal tribunale sulla base degli atti disponibili e in attesa della perizia psichiatrica disposta dalla Corte d’Assise.
Il procuratore Alfonso D’Avino ha sottolineato che la ragazza aveva già deciso che i bambini non sarebbero sopravvissuti, con comportamenti che includevano l’uso di sostanze come marijuana e alcol durante la gravidanza e ricerche sul web su come abortire o indurre il parto. Dopo il secondo parto, Chiara ha ripreso una vita normale, frequentando amici e locali, circostanza che ha contribuito a rafforzare il sospetto di una consapevole premeditazione.
Il Tribunale ha quindi ritenuto che il rischio di recidiva sia più elevato durante le uscite autorizzate, giustificando il monitoraggio tramite braccialetto elettronico per evitare contatti che potrebbero portare a nuove gravidanze indesiderate.






