Ha avuto inizio oggi il processo a Chiara Petrolini, la ragazza accusata di aver ucciso e occultato il corpo dei suoi due neonati
È iniziato oggi presso la Corte d’Assise di Parma il processo a Chiara Petrolini, giovane studentessa di 22 anni accusata del duplice omicidio dei suoi figli neonati, fatti nascere e poi uccisi nella villetta di famiglia a Vignale di Traversetolo. La ragazza si trova attualmente agli arresti domiciliari.
I fatti e il rinvio a giudizio di Chiara Petrolini
Il primo corpo è stato rinvenuto il 9 agosto 2024, sepolto nel giardino della casa di famiglia, due giorni dopo il parto. Un mese dopo, i Carabinieri hanno recuperato anche i resti di un secondo bambino, nascosto sotto un sottile strato di terra e riconducibile a una nascita avvenuta circa un anno prima. Entrambi i neonati sarebbero stati partoriti e uccisi dalla stessa ragazza che ha nascosto le gravidanze a tutti, compresi i familiari e il fidanzato dell’epoca.
La Procura di Parma contesta a Chiara Petrolini i reati di omicidio volontario e soppressione di cadavere. Nel corso delle indagini è emerso che la giovane avrebbe agito da sola, senza complici, e avrebbe mantenuto uno stile di vita incompatibile con la gravidanza, assumendo alcol e sostanze stupefacenti, oltre a cercare in rete modi per nascondere lo stato interessante e indurre o accelerare il parto.
L’udienza e la perizia psichiatrica
Durante l’udienza odierna, presieduta dal giudice Alessandro Conti, è stata disposta una perizia psichiatrica per accertare la capacità di intendere e volere di Chiara al momento dei fatti e valutare la sua eventuale pericolosità sociale. Il conferimento dell’incarico ai periti è previsto per il 15 settembre, data in cui saranno anche ascoltati i primi testimoni.
L’avvocato difensore Nicola Tria ha sottolineato come la domanda centrale del processo non riguardi solo “cosa ha fatto Chiara”, ma “chi sia realmente”, ponendo al centro la necessità di comprendere i comportamenti della ragazza nel periodo precedente ai tragici eventi. La Procura, pur non opponendosi alla perizia, ha evidenziato l’assenza di elementi clinici che facciano pensare a patologie psichiatriche.






