È quanto emerge dal terzo report della Cei sugli abusi ad opera di religiosi. La Conferenza Episcopale Italiana: “Sono 64 maschi e 51 femmine. Circa metà sono avvenuti in parrocchia”
Nel periodo compreso tra il 2023 e il 2024, la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) ha registrato un totale di 115 presunte vittime di abusi, di cui 64 maschi e 51 femmine. Questo dato allarmante è emerso dal terzo report sugli abusi perpetrati da religiosi, dove si evidenzia un progressivo incremento della problematica. In particolare, nello stesso periodo, i casi di presunti abusi segnalati sono stati 69, di cui 27 avvenuti in parrocchia, un luogo che continua a rivelarsi critico per la sicurezza dei minori.
Presentazione del report
Il report è stato presentato durante l’evento intitolato “Proteggere, prevenire, formare. La rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili”, organizzato dal Servizio Nazionale per la tutela dei minori e dei vulnerabili della Cei. Questa iniziativa, che ha visto la partecipazione di esperti e autorità ecclesiastiche, mira a mettere in luce le azioni di prevenzione e sostegno nei confronti delle vittime.
Aumento dei casi di abusi
Significativo è l’aumento dei casi di abusi spirituali e di coscienza, passati da 4 a 17 nel corso dell’anno, indicando una maggiore consapevolezza e disponibilità a denunciare tali eventi. La fascia d’età più colpita è quella tra i 10 e i 14 anni, che rappresenta il 31,3% delle vittime, un dato che evidenzia l’urgenza di una protezione mirata e di interventi formativi.
Profilo degli autori di abusi
Il report rivela anche che la maggior parte degli autori di abusi, ben 44 su 67, è composta da chierici, con una netta prevalenza di uomini (65 su 67). Un’analisi più approfondita mostra come l’età media dei presunti autori sia aumentata, passando da 43 a 50 anni, un dato che pone interrogativi sui percorsi di formazione e responsabilità all’interno della Chiesa.
Inoltre, tra i laici coinvolti, i ruoli dei presunti autori di reato variano da catechisti a volontari, includendo anche insegnanti di religione e seminaristi. Questo panorama complesso richiede un approccio integrato e una riflessione profonda su come rafforzare le misure di protezione e prevenzione, affinché si possa garantire un ambiente sicuro e protetto per tutti, specialmente per i più vulnerabili. La Cei continua a lavorare per affrontare queste sfide e promuovere una cultura di sicurezza e rispetto all’interno delle comunità ecclesiastiche.






